Ostriche, è guerra. «Salviamo Golfo Aranci», i vip contro l'allevamento

Ostriche, è guerra. «Salviamo Golfo Aranci», i vip contro l'allevamento
di Antonio Calitri
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Domenica 13 Settembre 2020, 09:08 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 02:59

Sotto gli stendardi con i simboli di cozze e ostriche va in scena una nuova battaglia tra Davide e Golia, in salsa sarda. Dove Davide questa volta è la piccola comunità di Golfo Aranci di 2.500 anime, mentre Golia è rappresentato dagli invasori della vicina Olbia, già capoluogo di provincia fino al 2016, città dallo sterminato territorio (383,64 Km quadri) e con una popolazione di 61.000 abitanti, insieme alla Regione autonoma, guidata dal governatore Christian Solinas, recente bersaglio di polemiche per la gestione estiva del Covid-19.
Al centro della disputa c'è la realizzazione di un allevamento in mare di ostriche e mitili, di 48 mila metri quadri, tra l'isola di Figarolo e il Porto di Golfo Aranci, di fronte alla famosa e incontaminata spiaggia di Baracconi, considerata una zona di notevole interesse paesaggistico e ambientale. Un allevamento che è stato progettato da Paolo Calaresu, agronomo ed ex assessore della Pubblica Istruzione di Olbia e sarà realizzato e gestito per i 15 anni della concessione ottenuta, dalla cooperativa Fdm, sempre di Olbia.

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LA DENUNCIA
A voler bloccare il tutto è il comune di Golfo Aranci, affiancato da cittadini e turisti comuni ai quali si sono uniti politici nazionali. La denuncia si basa sul fatto che l'impianto sarebbe altamente inquinante e distruggerebbe la Posidonia oceanica, la pianta sottomarina che difende l'ecosistema della zona. Non sono d'accordo i promotori dell'iniziativa che invece affermano che l'impianto farà solo bene alla zona e soprattutto bollano le barricate come strumentali all'ampliamento del porto progettato dal Comune che questo impianto bloccherebbe.
Per fermare l'allevamento, in una zona dove il comune di Golfo Aranci sostiene di voler puntare allo sviluppo turistico sostenibile e dopo aver fatto e perso ricorso al Tar (che ha riconosciuto l'autonomia dell'ente regionale nella procedura di autorizzazione), è nato il comitato spontaneo Salviamo la costa di Golfo Aranci che ha promosso una petizione online già firmata sul sito change.org da 46.641 persone e che ha visto scendere in campo testimonial famosi, a partire dalla regista premio Oscar, Lina Wertmüller coinvolta da Legambiente, dalla conduttrice Licia Colò e il cestista della nazionale di basket Gigi Datome. La settimana scorsa poi, ai personaggi famosi dello sport e dello spettacolo si è aggiunta anche la politica nazionale con Luciano Nobili, deputato di Italia Viva e componente della Commissione Bicamerale Ecomafie che ha presentato un'interrogazione al ministro dell'Ambiente Sergio Costa, denunciando il rischio dell'impianto e chiedendo al rappresentante del governo di «assumere ogni iniziativa di sua competenza al fine di scongiurare un grave danno ambientale collegato alla realizzazione dell'allevamento di mitili e ostriche a Golfo Aranci».

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LA FOTOSINTESI
A dare manforte al comitato e ai suoi testimonial c'è la relazione del biologo marino Benedetto Cristo, che afferma che «la molluschicoltura può modificare significativamente la dinamica dei nutrienti e il funzionamento degli ecosistemi costieri poco profondi in quanto la filtrazione, accoppiata alla biodeposizione di feci, crea un accumulo localizzato di materia organica» e che «l'impatto ambientale sul fondo sarebbe disastroso: la Posidonia oceanica verrebbe soppressa dalle deiezioni degli animali stessi, a questi si aggiunge, inoltre, che la riduzione della luce solare dovuta all'impianto, non permetterebbe la fotosintesi».
I MAXY YACHT
Non la pensa così il promotore dell'iniziativa Paolo Calaresu che qualche giorno fa ha dichiarato alla stampa locale che «si sta montando una campagna nascondendo il vero motivo dell'opposizione, cioè il progetto di ampliamento del porto con banchine per maxi yacht e un molo esterno per navi da crociera». Mentre per il sindaco della cittadina Mario Mulas, è una battaglia per l'autonomia della comunità, «nessuno deve venire a pianificare qui, al nostro posto».
 

 

 

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