La riscoperta dello Zibibbo di Pizzo, il vino dei Fenici

La riscoperta dello Zibibbo di Pizzo, il vino dei Fenici
di Alessandra Iannello
4 Minuti di Lettura
Martedì 17 Marzo 2020, 12:35 - Ultimo aggiornamento: 25 Settembre, 15:29

Dall’Abruzzo alla Calabria, questo il viaggio compiuto 20 anni fa da Giovanni Benvenuto. Questo percorso è stato un cammino a ritroso non solo alla riscoperta delle sue radici ma anche delle tradizioni della terra d’origine della sua famiglia. «A soli 14 anni – ricorda Giovanni - mio padre lasciò la Calabria per andare prima a Roma e poi in Abruzzo in cerca di lavoro.
 

 


Lì ha conosciuto mia madre, si sono sposati e sono nato io. A 18 anni decido di fare il percorso a ritroso. Quindi torno in Calabria, a Pizzo (Vibo Valentia), mi iscrivo all’Università e contemporaneamente decido di recuperare le vigne di nonno». Vigne che appartenevano alla famiglia Benvenuto dagli anni ’20 e che da sempre davano un’uva tipica del Sud Italia, lo Zibibbo. «Molte piante - continua Giovanni – erano ormai compromesse dal lungo abbandono. Riuscii a recuperarne solo una parte e ne reimpiantai altre. Fin dall’inizio mi concentrai sulle uve Zibibbo perché fanno parte della tradizione calabra da secoli, ovvero da quando le portarono qui i Fenici». Infatti, quest’uva, che arrivava dall’altra parte del Mediterraneo, non solo trovò sul promontorio di Pizzo le condizioni ottimali per prosperare ma, grazie alle caratteristiche pedoclimatiche della zona, si ottenne un vino unico. Infatti, diversamente dalla Sicilia dove dai grappoli di Zibibbo si ricava un vino dolce, a Pizzo le uve danno un bianco secco da bersi a tutto pasto. «In questo bacino – spiega Giovanni - si crea una combinazione di condizioni pedoclimatiche uniche. La terra granitica rossa molto minerale, la posizione fronte mare e le montagne del Parco Regionale delle Serre alle spalle, uniti a un’escursione termica molto forte permettono la vinificazione secca dello Zibibbo».
Però, quando Giovanni arrivò in Calabria quasi 20 anni fa, la tradizione di vinificare lo Zibibbo si era persa e le uve erano state inserite nella categoria “da tavola”. Ma, dopo una trafila a colpi di studi e ricerche che durò 11 anni, Giovanni riuscì a ottenere l’autorizzazione alla vinificazione delle uve di Zibibbo. «Nell’ottica di poter ridare vita di questi luoghi – dice Giovanni - ho fatto delle ricerche storiche per poter ottenere il via libera dalla Regione e il riconoscimento Slow Food dello Zibibbo di Pizzo». Nel corso degli studi vennero alla luce antiche tradizioni che Giovanni fece sue e che impiega oggi, rivedute e corrette alla luce delle nuove conoscenze, per fare il suo vino. Basilare per la composizione del vero Zibibbo di Pizzo, fu la scoperta della tecnica di vinificazione impiegata, già dal 1200, dai monaci Basiliani. Arrivati in Calabria dalla Sicilia in seguito all’occupazione araba dell’isola, i religiosi costruirono un nuovo porto avviando un importante commercio di spezie, sete, pesce salato, olio, frutta e vino. Per rendere il vino più longevo, aggiunsero alle uve di Zibibbo (molto proteiche e quindi facilmente deperibili) le uve di Malvasia.
«L’amministrazione locale – dice Giovanni - ha premiato il mio impegno e ha chiamato la strada che porta alla mia cantina “Via dello Zibibbo”. A Pizzo nascerà a breve anche un museo dello Zibibbo con annessa cantina comunale dove verranno svolti studi sul vino. Grazie a questa cantina comunale vorremmo anche spingere i ragazzi del Paese a recuperare le terre abbandonate per coltivare e produrre lo Zibibbo». Oggi a Pizzo ci sono altre tre cantine che producono vino Zibibbo (Saverio Gregorio Bretti, Antonio Gaglioti e Pierantonio Scuticchio) con la tecnica antica per un totale dell’intera zona di meno di 60 mila bottiglie.
Altra tradizione che Giovanni sta cercando di riprendere è quella della macerazione del vino nelle anfore. Portata dai Greci in Calabria durante il periodo della Magna Grecia, prevede che il mosto rimanga a contatto con le bucce dell’uva all’interno di anfore di argilla. Alle Cantine Benvenuto si sta sperimentando questa tecnica per l’ottenimento di un orange wine di Zibibbo.
Con lo Zibibbo, Giovanni ci fa anche la birra.
La sua Iga (Italian Grapes Ale, birra italiana aromatizzata con mosto d'uva) è fatta con uva passita di Zibibbo ed è realizzata dal birrificio artigianale Maltanauta di Cosenza. «Nell’ottica della valorizzazione dei prodotti autoctoni – conclude Giovanni – a breve la birra verrà prodotta da un birrificio agricolo della provincia di Vibo Valentia con materie prime del territorio».

© RIPRODUZIONE RISERVATA