Violentata e minacciata con la pistola, la ragazzina: «Così ho scoperto di essere stata contagiata con l'epatite»

Violentata e minacciata con la pistola, la ragazzina: «Così ho scoperto di essere stata contagiata con l'epatite»
di Marcello Ianni
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Giovedì 2 Febbraio 2023, 08:18

Costretta ad avere rapporti sessuali e minacciata dall'uomo con una pistola; poi dolori lancinanti e svenimenti frequenti che l'avevano costretta a un ricovero in ospedale durante il quale le era stata diagnosticata l'epatite. Nelle pieghe della sentenza di condanna a 10 anni di reclusione nei confronti di G.B. di 49 anni, originario di Cosenza, ma residente all'Aquila, (assistito dall'avvocato aquilano Bruno Fracassi), operaio edile impegnato nella ricostruzione post terremoto, c'è anche questo grave aspetto, il contagio della ragazza all'epoca minore, che il collegio dei giudici del Tribunale ha dichiarato sussistere dal punto di vista del nesso di causalità (tra le violenze e l'infezione), ma non da quello del dolo, dichiarando assolto dal reato di lesioni l'imputato.

Secondo i giudici l'uomo era inconsapevole di essere malato nel momento delle violenze sulla 13enne, fino a quando anche lui non è stato costretto a fare ricorso alle cure dei medici del Pronto soccorso. Per paura che i genitori la picchiassero (la vicenda si inquadra in un contesto famigliare di forte disagio) la ragazzina non aveva raccontato nulla degli abusi subiti. «In quel periodo si legge nella sentenza di condanna in primo grado inflitta all'imputato la minore sveniva sempre e non si capiva il perché fino ad essere stata talmente male da essere stata costretta ad un ricovero d'urgenza in ospedale. Lì aveva scoperto di aver contratto l'epatite B».

Quando i genitori della minore si erano presentati nell'abitazione dell'uomo per metterlo dinanzi alle gravi responsabilità, non lo avevano trovato perché nel frattempo era stato trasportato in ambulanza all'ospedale anche lui per forti dolori. «Devo valutare con la mia cliente ha detto l'avvocato Sabrina Pasquini del Foro di Perugia se appellare l'assoluzione.

La giovane vive dal punto di vista della salute sempre vigile e attenta dal momento in cui le è stata diagnosticata la malattia cronica. La vicenda giudiziaria ha aggiunto il legale - le ha provocato tanta agitazione, ogni volta che gliene parlo è per lei ferita aperta. Ha accolto con favore, tra virgolette, la condanna dell'uomo, però non è un argomento che affronta con tranquillità».

Secondo l'accusa l'imputato avrebbe approfittato dell'assenza prolungata della mamma della minorenne per compiere diverse violenze sessuali, una delle quali con la minaccia di una pistola. In particolare quattro gli episodi riferiti dalla giovane che sarebbero avvenuti all'interno della macchina dell'imputato chiusa a chiave dall'interno e a Pianola, in un'abitazione disabitata come raccontato drammaticamente in aula dalla stessa parte offesa, nel frattempo diventata maggiorenne. Quando la minore aveva trovato il coraggio di chiedere aiuto alla fidanzata del violentatore la vicenda era arrivata alle orecchie del nonno che le aveva addossato ogni responsabilità, arrivando persino a frustarla con una cintura.
 

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