Nella precedente legislatura questo incarico era ricoperto da Mauro Febbo, esponente di Forza Italia e oggi consigliere di maggioranza. Che ricorda: «Gli atti vengono trasmessi d'ufficio, anche se a me li mandavano in fortissimo ritardo e dovevo sempre minacciare di chiamare i carabinieri per averli». Febbo riassume anche una serie di argomenti trattati dalla sua commissione durante l'amministrazione D'Alfonso: dai divieti di balneazione nei Comuni di Pescara e Francavilla, quando scoppiò la contestazione sui dati Arap; all'entrata in funzione del nuovo elisoccorso legato alla realizzazione della famosa piazzola Asl di Pescara; alle problematiche riguardanti l'autismo e i comportamenti dei manager Asl; ai bandi di gara Gal (Gruppo di azione locale), alla vertenza Tua e ai casi di incompatibilità nel cda della società dei trasporti; al projecit financing per la realizzazione del nuovo ospedale di Chieti; al destino dei centri di ricerca (Cotir e Crab).
«Ma potrei continuare a lungo - precisa Febbo -, anche per ricordare che la commissione di Vigilanza non ha mai funzionato come in questa legislatura». Adesso bisognerà vedere chi, tra le forze di minoranza, andrà a ricoprire questo delicatissimo incarico. Nel centrosinistra ci spera il Pd, ma il M5s non ha alcuna intenzione di lasciarsi sfuggire la cabina di controllo sugli atti del nuovo esecutivo. Anche qui, come per gli incarichi di assessore e dell'ufficio di Presidenza del consiglio regionale, potrebbero entrare in ballo le dinamiche nazionali. Un accordo Di Maio-Salvini assicurerebbe a Sara Marcozzi, o a uno degli altri sei consiglieri del gruppo pentastellato, la presidenza della Vigilanza. Il Pd potrebbe invece ottenere l'aiutino di Forza Italia e dei centristi, con cui gli azzurri si sono federati. Va poi ricordato che Berlusconi ha indicato da tempo il Movimento 5 stelle come "il nuovo nemico", dopo avere archiviato la storica battaglia contro i comunisti. Alle minoranze dovrebbe essere assicurato anche un incarico nell'ufficio di presidenza del consiglio regionale (il vice presidente non vicario). Ma anche qui il passaggio obbligato è la chiusura dell'accordo nella maggioranza. Poi, a cascata, verrà tutto il resto.
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