Uccise la moglie a colpi di statuetta, Gino sotto processo

Uccise la moglie a colpi di statuetta, Gino sotto processo. Nella foto il Tribunale di Pescara
di Stefano Buda
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Venerdì 30 Settembre 2022, 07:56

Sotto processo Gino Ferdinando Mazzini, 80enne di origini milanesi, da diversi anni residente a Penne, accusato di avere ucciso la moglie, Maria Cretarola, colpendola alla testa con una statuetta in pietra. Il gup del tribunale di Pescara, Nicola Colantonio, ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pm Rosangela Di Stefano. Le accuse sono di omicidio volontario aggravato dal fatto che il reato è stato commesso contro il coniuge. Circostanze che, in astratto, sono punibili con l'ergastolo.

Mazzini sposò la vittima nel 1985. La coppia passò buona parte degli anni nel Nord Italia, per poi stabilirsi a Penne nel 2016. Negli ultimi tempi la donna soffriva di gravi problemi di salute e l'uomo, esasperato dalle sofferenze della moglie, cadde in uno stato di profonda crisi depressiva. Un malessere aggravato dal rigido e prolungato isolamento legato all'emergenza pandemica, che in quei mesi attraversava la sua fase più acuta. In questo contesto il 29 maggio del 2020, tra le mura domestiche, un casolare di contrada Cupello, Mazzini afferrò una statuetta in pietra e colpì la moglie alla testa.

Subito dopo chiamò i carabinieri.

La donna, all'epoca 77enne, finì in prognosi riservata per un trauma cranico con vasta ferita al cuoio capelluto. Mazzini fu arrestato e posto ai domiciliari. Raccontò agli inquirenti di volere bene alla moglie e di averla colpita perché non ce la faceva più a vederla soffrire. La donna, in una prima fase, diede segni di miglioramento. Il marito venne anche autorizzato ad andarla a trovare nell'istituto di cura nel quale fu ricoverata. Qualche tempo dopo, tuttavia, Cretarola morì. Il medico legale, su incarico della procura, esaminò la documentazione medica, ravvisando un nesso di causalità tra l'aggressione e il decesso. Da qui la contestazione di omicidio volontario, respinta con fermezza dalla difesa: l'avvocato Antonio Di Blasio sostiene che la donna morì a causa di pregressi problemi di salute.

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