“Tu lo sa’, storie di un terremoto” il racconto portafortuna di Roberto Tinari

Roberto Tinari
di Sabrina Giangrande
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Mercoledì 21 Aprile 2021, 17:23 - Ultimo aggiornamento: 17:24

L'AQUILA «Ho scritto questo libricino con la speranza che ci portasse fortuna... Non ha prezzo e tantomeno costa nulla perché i sogni non si vendono ma si regalano... Soprattutto quello nostro aquilano». Con questa motivazione Roberto Tinari, avvocato e presidente del Consiglio comunale, ha voluto raccogliere in un libro, con una scrittura semplice ma che nell’immediatezza arriva dritto al cuore, tanti i ricordi che riportano a quel terribile giorno di dodici anni fa.

La prefazione è di Giustino Parisse che in un passaggio scrive: «Mentre la mattina del 6 aprile 2009 il sole sorge e illumina le macerie dell’Aquila e dintorni il racconto di Tinari svela come in tanti, sin da subito, cominciano a interrogarsi su come dare risposte alle centomila persone che in pochi secondi hanno perso molto e in decine di casi, tutto».

L’introduzione, a cura di Walter Cavalieri che scrive: «Con la sua prosa decisa e sincopata, che privilegia le impressioni rispetto alle descrizioni, Tinari riesce a coinvolgere emotivamente il lettore, sia che abbia vissuto quel terremoto sia che ne abbia solo sentito parlare. E’ un racconto in soggettiva ed in presa diretta, che provoca la pelle d’oca e che racconta senza veli le reazioni di un uomo al cospetto di un evento inimmaginabile».

Nei primi passaggi del libro viene descritta l’esatta sensazione subita dall’autore, che è simile ai tanti che in quella notte hanno sperimentato sulla propria pelle l’effetto terremoto di così forte entità e in quel successivo “Tu lo sa, va a vedè a L’Aquila che è successo” è da brividi.

Un padre 76enne che dopo aver lui stesso avvertito quel cataclisma, con la paura ancora nelle ossa, riesce con ruvida fermezza a impartire al proprio figlio una esortazione, magnifica nel significato più ampio del privarsi dell’appoggio di un figlio per donarlo alla gente comune, a tutte quelle persone che forse in quel momento ne avevano più bisogno, nella certezza di affidargli un compito che sarebbe stato capace di poterlo portare a termine con sapiente fermezza e lucidità. I fatti raccontati saranno testimonianza di quanto previsto dalla saggezza lungimirante di un padre che conosce il proprio figlio.

«Di persone con valori- conclude il racconto Tinari-, sagge, oneste, operose ha bisogno L’Aquila e ce ne sono tante. Tu sei una di quelle. Per quello che sei per quello che hai passato e per quello che sono certo sarai in grado di fare. Ad maiora fra’. Ti auguro di trovare un sorriso ad ogni bivio e nei momenti difficili quella cosa che nella vita e nei sogni non basta mai: tantissima fortuna. Statte bonu fra’. Ci vediamo agli Quattro Cantu’. Col cuore. Grazie ancora».
Sabrina Giangrande

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