L’inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia dell’Aquila, ha consentito di ricostruire una vera e propria cupola del crimine che negli anni scorsi si era imposta sulla scena locale. La condanna più severa, a 25 anni e 6 mesi di reclusione, è quella che ha colpito Roberto Martelli, l’uomo che insieme ai due fratelli Gargivolo si sarebbe occupato di reperire in Albania la droga da importare in Abruzzo. Si tratta di una delle figure emergenti della criminalità locale, con svariati precedenti per droga e nota per essere finita sul banco degli imputati nel processo sulla gambizzazione di Claudio Di Risio, esponente di spicco della vecchia mala pescarese.
Vent’anni di reclusione per Italo Di Rocco, considerato il grande finanziatore delle partite di droga ordinate dai fratelli Gargivolo. Proprio le rivelazioni dei pescaresi Luca ed Enzo Gargivolo, che hanno scelto di collaborare e che nel 2016 stati condannati a 10 anni ciascuno dal tribunale dell’Aquila, hanno fornito un contributo decisivo per delineare la nuova mappa della criminalità cittadina. Una criminalità dinamica e ambiziosa, che attraverso la mediazione di Ettore Guarnieri, condannato a 13 anni e 6 mesi, sarebbe riuscita a garantirsi anche l’ingresso sulla costa teramana. Sette anni e due mesi di carcere, invece, per Giuseppina Insolia, detta Pina, madre di Enzo Gargivolo, dal quale la separano soltanto 17 anni e figura di raccordo con la mala degli anni Settanta e Ottanta. Proprio gli Insolia sono stati infatti la prima famiglia pescarese a intrecciare rapporti solidi con il clan Pensa, egemone sulla piazza di San Severo, quando il canale pugliese era l'unico a rifornire Pescara. Il pm Stefano Gallo, nella sua requisitoria, aveva chiesto condanne ancora più dure. Il collegio presieduto dal giudice Maria Michela Di Fine ha invece quasi dimezzato le pene, assolvendo 20 persone e dichiarando il non luogo a procedere, per intervento della prescrizione, nei confronti di un imputato.
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