"The Last 20" è un comitato nato nel febbraio del 2021, cui fanno parte gli "L20", venti paesi tra i più impoveriti del nostro pianeta, come è emerso dalle statistiche internazionali: Afghanistan, Burkina Faso, Burundi, Repubblica Centrafricana, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea, Etiopia, Gambia, Guinea Equatoriale, Guinea Bissau, Haiti, Libano, Liberia, Malawi, Mali, Mozambico, Niger, Sierra Leone, Somalia, Sud Sudan e Yemencome.
La terza tappa di questo importante evento, si è svolta tra Abruzzo e Molise, con appuntamento all’Aquila il 17 settembre scorso presso il Dipartimento di Scienze Umane dell'ateneo aquilano, poi Sulmona, Agnone, Castel del Giudice, Colle d’Anchise e Castelpetroso.
«The last twenty è un’interessante iniziativa che pone in evidenza la condizione di vulnerabilità in
cui vivono milioni di persone - a dirlo è Francesco Barone docente di pedagogia sociale e della cooperazione internazionale presso il Dipartimento di Scienze Umane dell’Università degli studi dell’Aquila, originario di Bussi sul Tirino, portavoce del documento di denuncia e di pace di Denis Mukwege, premio Nobel per la Pace 2018».
«Ciò che è emerso dai numerosi dibattiti delle ultime settimane - spiega il docente missionario abruzzese con al suo attivo 54 missioni umanitarie- è l’evidente sproporzione tra la parte di vita umana, garantita e potenziata, ben al di la dei suoi bisogni, e l’altra parte di vita umana “condannata alla sofferenza” per fame, sete, violenze, malattie curabili e guerre. In molte zone del mondo il mancato soddisfacimento dei beni elementari spesso si accosta alla costrizione di rimanere in silenzio. The last twenty, attraverso profonde riflessioni è orientato a comprendere come combattere le diverse forme di sfruttamento e la disumanità. Con quali strumenti si possono respingere tali atteggiamenti? Quale bussola dobbiamo utilizzare nell’era del profitto, dell’indifferenza e dell’evanescenza? E’ bene ribadire che la schiavitù non è affatto una terribile parentesi della storia umana, la schiavitù esiste ancora. Sono sparite le catene nei polsi e nelle caviglie delle persone, ma esistono quelle invisibili, più subdole e pericolose, perché riducono numerose persone in uno stato di intollerabile subalternità. Il cosiddetto collettivismo moderno, si sta rilevando illusorio. Dove tutto è apparentemente e incessantemente connesso, noi siamo isole, segregate dietro muri di indifferenza, ciechi a ciò che è altro da noi, impegnati quotidianamente a cercare capri espiatori. In molti casi si tende a schivare e ad accusare la miseria, la sofferenza negli occhi altrui. Ma poi, ascoltando le parole e guardando i gesti di Godwin, Suor Elvira, Maria, Odette, Bertrand, Rossella, Dino, Beya, Clara, John, Antonella, Annamaria, Ira, Barbara, Michel, Nader, i giovani e molti altri, si ha la percezione che il cambiamento è già in atto.
Sabrina Giangrande