L'Aquila, il terremoto 13 anni dopo: le fiaccole illuminano la nottata più lunga

L'Aquila, il terremoto 13 anni dopo: le fiaccole illuminano la nottata più lunga
di Daniela Rosone
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Mercoledì 6 Aprile 2022, 07:51

ORE 3.32
L'AQUILA Da tredici anni ogni 6 aprile, ma forse è riduttivo associare il dolore a un solo giorno, il lutto ma anche la memoria e il ricordo all'Aquila si fanno sentire più forti. Una data impressa, come un tatuaggio, sul cuore e sulla pelle di ognuno, ancor di più certamente in chi ha perduto qualcuno di caro. Gli aquilani (in 1.200) quest'anno sono tornati comunità, sono tornati a condividere il lutto collettivo e il ricordo attraverso la fiaccolata che solo la pandemia è riuscita a interrompere per due anniversari consecutivi. Le luci delle fiaccole sono tornate ad illuminare le vie del centro e i palazzi, alcuni ricostruiti, altri no. Ci sono ancora su alcuni muri fiori e foto delle vittime. I volti di bambini, a volte, che sotto le macerie si sono addormentati. Gli occhi di chi ha perso un familiare sono uguali ogni anno. Per loro il tempo non è passato. Sono andati avanti processi, questioni, ma per chi ha perso qualcuno il dolore è come allora.


Il punto di ritrovo al tribunale si è subito riempito di persone. La voglia di partecipare era tanta, ingenti pure le misure di sicurezza. Commozione e dolore dinanzi alla Casa dello Studente o meglio all'area dove sorgeva perchè quella struttura che ha spezzato i sogni di tanti studenti e di chi ci lavorava non c'è più. Al Parco della Memoria, la lettura dei 309 nomi squarcia il silenzio della notte. Un momento commovente l'abbraccio tra L'Aquila e l'Ucraina perché il braciere della memoria è stato acceso da due atleti della nazionale di ciclismo ospitati in città Valeria Kononenko e Khotulov Denys, con un vigile del Fuoco. «Ci rendiamo conto- racconta Valeria- della situazione dell'Aquila e di ciò che ha vissuto la città e siamo vicini agli aquilani. Da noi purtroppo oggi la situazione è molto difficile, cadono bombe ogni ora, grazie a questa città che ci ospita».


MANCAVA ANTONIETTA
La fiaccolata è finita lì quest'anno e non in piazza Duomo dove, alle Anime Sante, s'è tenuta la messa e alle 3.32 i 309 rintocchi. Mancava Antonietta Centofanti. Aprile, di tutti i mesi, è quello più crudele che si è portato via anche lei, anima del Comitato dei familiari delle Vittime.

Tra i presenti Vincenzo Vittorini, del Comitato. Ha sottolineato l'importanza del ritorno della fiaccolata ma anche del fatto di avere finalmente il Parco della Memoria che non è un luogo di dolore, ha detto, ma di ricordo. Deve essere un luogo propulsivo come diceva Antonietta. «Il ritorno della fiaccolata dopo due anni durissimi- spiega- è importante. Spero che questa città riesca finalmente a farsi carico del concetto di memoria». Presenti molti esponenti politici locali e regionali. Significativi i passaggi del discorso del sindaco Pierluigi Biondi: «Da quella notte di tredici anni fa ci sentiamo parte di qualcosa di più grande nel ricordo di una tragedia che ci ha privati di troppe vite, ma che ci ha consegnato la responsabilità dei loro sogni». Biondi ha definito la fiaccolata tornata «un abbraccio corale che racchiude la speranza di una comunità che non sa cosa significa arrendersi».

Nel discorso riferimenti alla guerra, non è stata casuale la scelta di far accendere il braciere ad un ucraino: «È stata- ha spiegato- una sorta di passaggio di testimone per dire che il loro dolore è il nostro e che li esortiamo a tenere viva la speranza nonostante l'orrore della guerra e la disperazione di una comunità dispersa che, ne siamo convinti, si ritroverà più unita e forte di prima, nel nome di quel coraggio messo in campo a difesa della propria libertà». Ha citato Zlata, la prima bimba ucraina venuta alla luce nell'ospedale della città. Tenere viva la speranza per lei e per i 309 angeli, vittime di un destino ingiusto. Ha parlato poi della scelta della spilla che ritrae un bulbo di zafferano per ricordare il 6 aprile. Il sindaco ha ricordato le vittime di tutti i disastri, come voleva l'indimenticabile Antonietta Centofanti. Oggi si piangono e ricordano pure i morti della pandemia e della guerra. Per il sindaco la città negli ultimi cinque anni è tornata a essere viva, piena di progetti. «Il dolore delle vittime- ha concluso- è parte della nostra identità e lo affrontiamo giorno dopo giorno. Il nostro auspicio è che il fiore della memoria possa toccare i cuori dei potenti del mondo, diventando anche un simbolo di pace e progresso per tutti».
 

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