Arriva con passo svelto ed elegante la mattina presto, quando la cattedrale della Giustizia teramana è ancora vuota e in giro c’è solo la sorveglianza e qualcuno del personale amministrativo. S’accoccola come una sfinge sul pianerottolo all’ingresso del Palazzo di Giustizia, tra la porta per l’ingresso del pubblico a destra e quella per l’ingresso del personale a sinistra, in posizione rialzata per godersi il soffio d’aria fresca che risale dal fiume Vezzola. Uno ad uno scruta chi arriva senza alcun segno di preoccupazione, è perfettamente a suo agio. Raccoglie qualche carezza sulla testolina lanciando miagolii di soddisfazione.
Da metà mattina, quando il via vai di persone si fa più intenso, se qualche avvocato apre la porta al centro per uscire dal Tribunale, lei ha già misurato la distanza giusta per non intralciare e non farsi calpestare, ma soprattutto per raccogliere comodamente qualche altra coccola di passaggio in attesa della pappa. Morositas, la piccola gatta nera che da circa un anno veglia sul Tribunale, all’ora convenuta balza giù per gli scalini d’ingresso e correndo indietro sulla passerella in cemento armato recupera la sua postazione per mangiare, la cuccia protetta dalle siepi costruita a destra del cancello di largo Madonna delle Grazie. Altro che sfortuna, per il Palazzo di Giustizia la gatta nera è diventata una mascotte. A dispetto del colore che dovrebbe portare male, le vogliono tutti un gran bene.
Vigilanza, impiegati, forze dell’ordine e magistrati: per lei c’è sempre un bocconcino o una parola dolce.
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