A scuola con short e bermuda, la linea dura dei presidi. Un liceale: «Per i pantaloncini ho preso una nota»

Il liceo scientifico delfino di Teramo. In classe niente bermuda, la linea dura dei presidi. Uno studente: «Per i pantaloncini ho preso una nota»
di Maurizio Di Biagio
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Martedì 31 Maggio 2022, 09:38

Con i primi caldi è guerra agli short, ai bermuda e agli ombelichi scoperti nelle scuole teramane: occorrono vestiti consoni, s’affrettano a scrivere nei loro regolamenti i dirigenti scolastici, facendo rispettare le norme - chi con più severità chi invece con minor affanno - cercando in alcuni casi di soprassedere, come raccontano alcuni ragazzi ieri, appena suonata l’ultima campanella. Uno di loro, Simone del Liceo scientifico Delfico di Teramo, si è preso una nota perché indossava dei bermuda. Lui candidamente dice che «certe prof vanno con la gonna sopra al ginocchio». Samuele tira in ballo altri docenti «che sono più comprensivi» e non agiscono con il “pugno di ferro”, vista anche l’ondata fuori stagione di caldo torrido.

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IL DIVIETO Leonardo non vuole cedere, anche se i suoi bermuda sono vietati: «Anni fa non era così, da qualche tempo c’è più morigeratezza nell’uso dell’abbigliamento, mentre in altri licei non è così. Il regolamento, a scanso di equivoci, è stato pure riportato nel registro elettronico». Le compagne di classe al Liceo non più attente al dress code, «solo qualcuna ha l’ombelico da fuori». Le scuole applicano un criterio diverso: c’è chi è più tollerante altri meno. Ma anche d’inverno i dirigenti scolastici hanno il loro bel daffare per far rispettare i canoni dell’abbigliamento, ad esempio Caterina Provvisiero dell’Iss Pascal-Forti ha ingaggiato la sua battaglia contro «i jeans abbondantemente tagliati e bucati, come l’ultima moda prevede, che fa intravedere intere gambe e troppe nudità».

Secondo l’indagine di Skuola.net «per il 60% degli studenti nelle aule sono vietati shorts, minigonne, bermuda e calzoncini. Stop a top e canottiere per il 51%. Quasi il 70% non potrebbe indossare ciabatte o infradito».

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I CELLULARI «L’abbigliamento scolastico – spiega Maria Cristina De Nicola, dirigente dell’Ufficio II in Regione Abruzzo - deve essere consono al luogo. Il regolamento d’istituto, che va approvato dal Consiglio di istituto di ogni scuola, può decidere in merito, il principio è vincolante e contempla anche l’uso dei cellulari e altri atteggiamenti. In caso di trasgressioni sono previste sanzioni di tipo rieducativo». Perché si attenui il fenomeno, De Nicola invoca i condizionatori: «Però sono di là da venire, li vedremo con i progetti europei per l’efficientamento energetico previsti nel 2026». Perché sono proprio le temperature alte a ridurre lo spessore dell’abbigliamento «appena arriva il caldo – riprende Provissiero – si fa un po’ di fatica a far rispettare le norme. Nel regolamento c’è scritto che occorre un abbigliamento consono, è una parola generica che deve sottostare al buon senso. Sono i docenti che devono dare l’esempio per primi. Chi non osserva le regole viene preso in disparte e ripreso oralmente». Il prof di una scuola di II grado a Teramo parla di «diverse ragazze in classe con top e canottierine, per la maggior parte i ragazzi se ne infischiano, che non si fanno condizionare». Diversi suoi colleghi prof si lamentano per l’abbigliamento degli alunni. Molti studenti amano indossare bermuda. «Mentre qui le ragazze con gli short non possono entrare», dice.

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