Ingiusti i tagli a medici di base e pediatri: vittoria anche in appello

L'avvocato Riccardo Crocetta Ingiusti i tagli a medici di base e pediatri: vittoria anche in appello
di Teodora Poeta
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Sabato 5 Giugno 2021, 08:44 - Ultimo aggiornamento: 09:13

I medici di base non si arrendono ai tagli imposti dalla Regione nel 2008 con il piano di rientro e vanno avanti a suon di marche da bollo. Una delle ultime sentenze arriva dalla Corte d’Appello dell’Aquila che ha confermato il primo grado e ha dato ragione ad un medico di base del teramano, assistito dagli avvocati Riccardo e Franco Crocetta, che con un decreto ingiuntivo emesso dal Tribunale di Teramo chiedeva il pagamento di poco più di 8mila euro quali differenze retributive a titolo di accessi ADP, ossia assistenza domiciliare programmata, per il periodo da gennaio 2014 a dicembre 2018.

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La Asl ha appena dato mandato ai legali di ricorrere in Cassazione contro la recente sentenza d’Appello, sperando così di riuscire a raggiungere nel tempo un esito favorevole di tutti i contenziosi in corso che comporterebbe un risparmio alle loro casse di svariati milioni di euro: come scrive la stessa Asl «da un calcolo molto approssimativo si aggirerebbe a circa 8 milioni di euro solo per gli arretrati». Ma facciamo un passo indietro. E’ il 2008 quando la Giunta regionale delibera il piano di rientro per il contenimento della spesa sanitaria per la medicina convenzionata con il quale si rivedono alcune voci di spesa nei compensi del personale medico. La Asl di Teramo, ma anche altre aziende sanitarie abruzzesi, vengono quindi letteralmente investite da contenziosi giudiziari per decreto ingiuntivo da parte, inizialmente, di medici di medicina generale ai quali, poi, si sono aggiunti anche pediatri di base e medici di continuità assistenziale che hanno contestato l’illegittimità delle misure urgenti adottate dalla Regione, con somme richieste alla Asl per un totale a sei zeri.

In particolare, uno degli ultimi medici ai quali i giudici di secondo grado hanno dato ragione chiede il pagamento di prestazioni obbligatorie per i pazienti quali sono, appunto, quelli ai quali è rivolta l’Assistenza domiciliata programmata. Una prestazione che il medico di famiglia effettua a casa a pazienti non deambulanti previa autorizzazione della Asl ad un costo di 18 euro e 90 centesimi a carico del servizio sanitario nazionale. Costo che la Regione non vorrebbe più riconoscere dal 2008 ai medici, con un taglio senza concertazione sindacale.

Adesso bisognerà attendere la Cassazione, ma così come chiarisce l’avvocato Crocetta: «Il medico deve essere pagato per le prestazioni erogate che costituiscono estrinsecazione del diritto alla salute del paziente». «Per il resto – aggiunge – abbiamo fatto diversi solleciti di transazione non accolte dall’azienda. L’amministratore pubblico dovrebbe comportarsi in maniera attenta nei confronti delle risorse che amministra». 

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