La principessa Soraya Malek d'Afghanistan: «Mia nonna vera riformatrice»

La principessa Soraya Malek d'Afghanistan: «Mia nonna vera riformatrice»
di Daniela Facciolini
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Giovedì 23 Settembre 2021, 11:01 - Ultimo aggiornamento: 11:02

Vicina alle sorelle afghane, vicina a Teramo che l’ha accolta. La principessa d’Afghanistan Soraya Malek, nella sua due giorni teramana, ha raccolto consensi in città e tanto affetto. La nipote dell’ultimo re dell’Afghanistan Amanullah Khan e della regina Soraya Tarzi, italiana d’azione, ha nel cuore il suo paese, dove era rientrata spesso negli ultimi anni e dove ha intenzione di tornare presto, nonostante la situazione non sia attualmente delle migliori. A Teramo, ospite del Centro di cultura per le donne “Hannah Arendt”, accompagnata da Arif Oryakhail, medico della cooperazione italiana a Kabul, ha inaugurato una mostra d’impegno civile e partecipato a un convegno all’Università, a Colleparco. Proprio nell’ateneo la principessa Soraya ha trovato un momento di confronto con gli studenti sulla condizione delle donne afghane e sull’Afghanistan di oggi.

Nel racconto della principessa c’è la denuncia su quanto sta accadendo: «Si parla tanto dei talebani, se siano cambiati o meno, ma nessuno parla dei 20 anni di occupazione occidentale. Ricordo anche la precedente occupazione sovietica e prim’ancora quella della Gran Bretagna. L’Afghanistan è una terra di mezzo, un territorio da sempre oggetto di conquista, con 45 anni di continue guerre». «In 20 anni è stato fatto poco o nulla per il mio Paese – è il pensiero di Soraya – Gran parte del danaro è stato destinato alle spese militari e pochissimo per il progresso civile e sociale, soprattutto della condizione femminile». E adesso cosa succede? «Tutti chiedono di fuggire ma la situazione è grave soprattutto perché c’è la carestia. È in corso una vera e propria emergenza umanitaria, anche perché sono state chiuse le casse da parte del Fondo Monetario Internazionale». Ma che futuro vede all’orizzonte? «Ho paura si possa scatenare una guerra civile voluta dalle potenze regionali. È una questione di potere; la religione e le etnie sono poco più che un pretesto». A subire, però, sono sempre le donne. «Sono loro purtroppo le vittime di guerra, assieme ai bambini. In questi 20 anni si poteva e si sarebbe dovuto preparare una società migliore, anche con iniziative dell’occidente».

L’Università porterà avanti quelle legate alle borse di studio. «Sono contenta, l’umanità e la solidarietà incontrate a Teramo mi riempiono davvero il cuore». La principessa, attraverso “ Soraya d’Afghanistan Foundation”, da anni è comunque impegnata a promuovere il lavoro e la dignità delle donne afghane. «Mi spinge il ricordo di mia nonna, la regina Soraya: è stata una vera riformatrice». Rimanendo in tema di donne Soraya però sfata il mito del Burqa. «Per ora non devono indossarlo» e poi racconta di sua sorella rimasta in Afghanistan: «È voluta rimanere per aiutare le tante donne che sono lì». 

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