Padre Salomon e il diario della parrocchia: «Quando non sapevo cosa fare sfogliavo quel libro». Destinato al Nord

Padre Salomon e il diario della parrocchia: «Quando non sapevo cosa fare sfogliavo quel libro»
di Maurizio Di Biagio
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Venerdì 26 Novembre 2021, 10:49

Padre Solomon Ushie, maestro di integrazione, accetta il trasferimento calato dall’alto: è suo dovere. Molto probabilmente il sacerdote nigeriano, tanto amato dalla comunità di San Berardo di Teramo che si è opposta al cambio, andrà a reggere una parrocchia torinese. Ce ne erano in ballo 4-5, tra Roma, Pisa ed altre, ma lui, 42 anni, ha scelto il capoluogo del Piemonte. Ora è in attesa della conferma dal suo ordine. In tanti si sono opposti, è spuntato un coordinamento che si riunirà domani nella sede del comitato di quartiere per vedere il da farsi, i fedeli (ma vi sono anche tantissimi non credenti) lo vogliono con loro perché, dicono, ha fatto capire ai teramani il valore dell’accoglienza e dell’azione interraziale e interreligiosa.


Mentre per l‘arrivo del nuovo parroco se ne parlerà a settembre 2022. La curia di Teramo-Atri precisa che «il trasferimento dei religiosi è deciso dai loro superiori e non dal vescovo diocesano, che è semplicemente informato dal provinciale della congregazione, in questo caso degli Oblati di Maria Vergine cui padre Solomon appartiene». Quindi, dopo sei anni, il padre tanto amato dagli atei lascia la chiesa di San Berardo: «Non volevo che accadesse tutto questo, l’attaccamento dei fedeli è stato commovente» è il suo primo commento. «Ho scelto Torino perché lì ho meno difficoltà dal punto di vista comunitario: del resto sono in Italia da 12 anni e trasferirsi qui è la regola».

Padre Solomon è arrivato a Teramo in qualità di secondo vice parroco (la carica piena l’ebbe nel 2017). Ha ricevuto tanto affetto: «Ho sempre cercato di ascoltare la gente. Nei miei trasferimenti passati mai visto tanti parrocchiani che si sono battuti per me come a Teramo». Ma il suo segreto sta tutto in un diario «scritto dai parroci che mi hanno preceduto in cui è scritto tutta la vita parrocchiana, dal tipo di sermone, dell’affluenza di fedeli, fino ai tornei di calcetto e alle feste patronali; io mi sono ispirato a questo libro, riproponendo le usanze di un tempo, penso che questo sia uno dei motivi per cui la gente mi vuol bene». Un diario storico che è in funzione dal 1949, data in cui gli Oblati sono a San Berardo: «”Padre - chiedevano i fedeli – possiamo fare calcio a 5?” Io non sapevo cosa fare e così sfogliavo il diario». Italiani razzisti? «Voi storicamente accogliete molta gente da tanto tempo, chi afferma ciò non ha capito bene la storia». E’ rimasto sorpreso da come molti teramani non credenti lo abbiano seguito e accolto, poi al bar del quartiere è riverito come un calciatore di successo. L’unica nota stonata nella sua permanenza in città è stato «senza dubbio l’aglio un po’ dappertutto, nelle mazzarelle e in tante altre pietanze, non lo sopporto».
Maurizio Di Biagio

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