Morì sul lavoro a 32 anni, si sblocca il processo: disposta super perizia. La mamma aveva scritto alla ministra Cartabia

Morì sul lavoro a 32 anni, si sblocca il processo: disposta super perizia. La mamma aveva scritto alla ministra Cartabia
di Teodora Poeta
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Giovedì 11 Novembre 2021, 09:06

Otto mesi fa dopo aver inviato una lettera alla ministra della Giustizia Marta Cartabia ricevette la sua telefonata con la quale la Guardasigilli, tra iniziale incredulità e commozione, le espresse la propria solidarietà per la sua vicenda, confermandole, poi, che si sarebbe interessata alle problematiche dell’edilizia giudiziaria che in quel momento rappresentava un ulteriore ostacolo.
Passata la fase critica del Covid che ha investito inevitabilmente anche la giustizia, seppur ancora molto a rilento, è ripreso il processo per la morte sul lavoro alla Metalferro di Castelnuovo Vomano, in provincia di Teramo, del camionista 32enne Roberto Morelli. E’ stata sua madre, la 75enne napoletana Annunziata Cario, a scrivere alla ministra Cartabia: «Sono sicura che morirò prima di vedere la fine di questo processo – aveva sottolineato in un passaggio della missiva -, chiudendo per sempre gli occhi senza poter sapere come e da chi è stato ucciso mio figlio». Ieri, in udienza, il giudice ha disposto una super perizia per ricostruire l’esatta dinamica della morte di Roberto, di fronte alle consulenze di parte che sono giunte a conclusioni contrapposte.

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A gennaio sarà conferito l’incarico al professor Enrico D’Amato, ingegnere dell’università dell’Aquila. Mentre sempre ieri è stato nominato un altro perito, quello che dovrà trascrivere due telefonate: quella fatta al 118 e la chiamata intercorsa tra uno degli imputati e il datore di lavoro di Roberto. In cinque sono finiti a processo, accusati, a vario titolo, di omicidio colposo, impedimento del controllo ma anche false informazioni al pubblico ministero. «Prendiamo atto della decisione del Tribunale di nominare un super perito – commenta l’avvocato di parte civile Giorgio Varano - Speriamo, però, che questo processo possa concludersi prima dell’ennesimo anniversario della morte di Roberto». Era il 29 maggio del 2017 quando, secondo la ricostruzione fatta poi dalla Procura, il camionista 32enne, mentre stava nel piazzale dello stabilimento di Castelnuovo nella zona est, sarebbe stato investito da un carrello elevatore con a bordo balle ricoperte da prolipopilene del peso variabile tra i 450 chili e i 10 quintali. Subito dopo, però, il corpo di Roberto sarebbe stato spostato, la pavimentazione del piazzale ripulita con un getto d’acqua e una traccia di sangue ricoperta con diverse ecoballe nel tentativo di intralciare, di fatto, come sostenuto dall’accusa, l’immediata attività di controllo dei tecnici della sicurezza ed igiene e del lavoro, nonché degli inquirenti nella ricostruzione della dinamica dell’accaduto.
 

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