Lui del Camerun, lei una prof di Teramo: pubblicazioni negate. Il giudice autorizza le nozze

Il 33enne straniero ha un permesso di protezione sussidiaria: nel suo Paese rischia la vita. «Ed è proprio per questo motivo che lui è dovuto scappare dal Camerun intorno al 2017, a causa del gruppo terroristico di Boko Haram», dice la sua compagna Maria. La coppia ha due bambini

Lui del Camerun, lei una prof di Teramo: pubblicazioni negate dal Comune. Interviene il giudice
di Teodora Poeta
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Venerdì 2 Giugno 2023, 09:57 - Ultimo aggiornamento: 12:47

Hanno dovuto aspettare due anni per riuscire a ottenere dal tribunale una sentenza che potrà adesso permettere di coronare il loro sogno d’amore: sposarsi. Una storia a lieto fine che ha dovuto, però, superare l’ostacolo del rifiuto delle pubblicazioni di matrimonio da parte dell’ufficiale dello stato civile del Comune di Teramo per mancanza del nulla osta del futuro sposo, Amari (nome di fantasia), 33enne originario del Camerun con lo status di protezione sussidiaria. Si tratta di una forma di protezione internazionale per cui chi ne è titolare viene protetto in quanto se rientrasse nel proprio Paese d’origine, andrebbe incontro al rischio di subire un grave danno. «Ed è proprio per questo motivo che lui è dovuto scappare dal Camerun intorno al 2017, a causa del gruppo terroristico di Boko Haram», dice la sua compagna Maria (nome di fantasia), che è una docente teramana di 44 anni.
Si sono conosciuti per caso a Firenze nel 2018. «Tra di noi è stato un colpo di fulmine – racconta - Io ero andata per una breve vacanza, mentre lui lì ci viveva, faceva l’operaio in una fabbrica. Un giorno mi fermò per strada per chiedermi un’informazione. Poi, quando sono tornata a Teramo, siamo rimasti in contatto». La frequentazione è diventata più assidua e così, dopo un anno, Maria è rimasta incinta. La loro prima figlia è nata all’inizio del 2020, lo stesso anno in cui i due hanno capito che volevano metter su famiglia e così hanno presentato al Comune di Teramo la richiesta di matrimonio. Ma mai si sarebbero aspettati di vedersi rigettare la domanda perché mancava il nulla osta di Amari. «Una cosa incredibile perché nella sua situazione di sussidiario lui non poteva rivolgersi direttamente al proprio Paese per ottenere quel documento né tramite ambasciata, né tramite consolato poiché sarebbe stato rintracciato», spiega Maria. Subito dopo, però, la coppia ha dovuto affrontare altri problemi e nell’immediatezza, quindi, il matrimonio è passato in secondo piano. «Ho avuto due aborti spontanei ravvicinati e solo nel 2021 abbiamo agito per le vie legali (seguiti dalle avvocate Stefania De Nicolais e Michela Manente) per poter riuscire a portare a termine il nostro grande desiderio di sposarci». Nella causa civile il Comune non si è costituito e così come tiene a chiarire anche l’avvocata De Nicolais: «In questa vicenda la posizione di Amari doveva essere legittimata solo da una giudice».


Diverso sarebbe stato se si fosse trattato di un rifugiato. «La norma prevede che per chi come Amari ha una protezione sussidiaria si possa richiedere un passaporto alla propria ambasciata, cosa che lui non poteva fare. Aveva solo un titolo di viaggio rilasciato dalla questura» dice il legale. E in ambasciata non ci si poteva recare proprio per la sua posizione. La sentenza, adesso, ha autorizzato l’ufficiale di stato civile del Comune di Teramo a procedere con la pubblicazione del matrimonio «pure in mancanza di dichiarazione di nulla osta al matrimonio dell’autorità competente dello Stato del quale il ricorrente è cittadino», si legge, ossia il Camerun. Da qualche settimana Amari e Maria sono diventati genitori di un altro bambino, un maschietto, e per questo motivo adesso la coppia ha deciso di aspettare un po’ prima di sposarsi. «Qualche mese, giusto il tempo di organizzarci».
 

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