La storia di Eleonora: «Vivo con il cuore di un’altra, mia figlia porta il suo nome»

La storia di Eleonora: «Vivo con il cuore di un altra, mia figlia porta il suo nome» (foto Newpress)
di Teodora Poeta
3 Minuti di Lettura
Venerdì 12 Novembre 2021, 09:55

Aveva sei anni quando si è ammalata di tumore e la chemioterapia le ha atrofizzato un ventricolo cardiaco. Dopo 15 anni, quando credeva che non ce l’avrebbe fatta, ha ricevuto un cuore nuovo da una donatrice morta in seguito ad un investimento stradale. Una telefonata che le ha cambiato per sempre la vita, che Eleonora Corona, presidente Aido della sezione di Teramo, ancora oggi ricorda perfettamente. «Avevo 21 anni ed ero arrivata a pesare 45 chili. Quando è arrivata quella telefonata era pomeriggio. Ero ricoverata da mesi in Unità coronarica all’ospedale Mazzini, collegata alle macchine per continuare a vivere. Gli infermieri iniziarono ad entrare ed uscire dalla mia stanza con gli occhi lucidi. Mi avvisarono che dovevo partire per il centro Gallucci di Padova. C’era un cuore per me».

Stroncato da infarto fulminante a 55 anni: la moglie autorizza l'espianto degli organi


Lei, in seguito ha conosciuto i genitori della sua giovane donatrice e quando, dopo anni, è diventata mamma, a sua figlia ha dato il nome di quella ragazza: Silvia. «È stato chiaro da subito che doveva essere così», dice. Oggi Eleonora, insieme a Marzia Minervini, quest’ultima presidente provinciale dell’Aido e della sezione di Montorio, ha un ruolo attivo nell’associazione che si occupa della donazione degli organi. «Non si deve arrivare a quella scelta in un momento drammatico», spiega. Tra sabato e domenica al Mazzini c’è stato il nono prelievo di organi da una paziente teramana di 55 anni arrivata dopo un lungo ricovero in Terapia intensiva alla diagnosi di morte cerebrale. In questo caso è stato il marito a dare l’assenso all’espianto, con una equipe di medici di Roma che ha prelevato il fegato della donna, poi trapiantato con successo su un altro paziente in attesa da chissà quanto tempo di quell’organo. «Purtroppo le donazioni sono sempre molto meno delle richieste – sottolinea Minervini - Il nostro compito, però, è far comprendere che non è giusto lasciare questa decisione ad altri di fronte al dolore estremo della morte». Decidere in vita se diventare donatori, infatti, significa comunque aver deciso. La storia di Eleonora conferma l’importanza della donazione. Lei, oggi, ha 48 anni e quel nuovo cuore lo ha ricevuto 27 anni fa. «Ho vissuto più anni con questo cuore trapiantato che con il mio cuore malato», sottolinea. Un cuore che un anno e mezzo fa non l’ha fatta dormire per un’intera notte. «Mi è successo che ho avuto una notte insonne. La mattina quando mi sono svegliata dovevo chiamare la mamma della mia donatrice e quel giorno ho scoperto che le era appena stato diagnosticato un tumore che poi se l’è portata via».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA