Tenta il ricatto per i graffi del cane alla fidanzata: sotto accusa per tentata estorsione

Tenta il ricatto per i graffi del cane alla fidanzata: sotto accusa per tentata estorsione
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Mercoledì 19 Febbraio 2020, 09:24
Possono i graffi causati da un cane diventare l’oggetto di un ricatto ai danni del padrone dell’animale? E’ quello che è accaduto da un giovane di 32 anni di Chieti, che mai avrebbe immaginato tanto e che alla fine, comprese le intenzioni del suo interlocutore, piuttosto che cedere alla richiesta di soldi, ha denunciato l’uomo che ieri è stato rinviato a giudizio con l‘accusa di tentata estorsione: si tratta di G.B., 33 anni, di San Severo. Il gup Luca De Ninis, accogliendo la richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Giuseppe Falasca, lo ha mandato a processo fissando la prima udienza per il giorno 11 giugno.

Tutto accade in un assolato giorno a ridosso di ferragosto di tre anni fa all’interno del percorso vita dell’universiità a Madonna delle Piane. Il padrone sta portando il suo cane, un labrador di grossa taglia ma buono, quando l’animale sfugge al controllo del giovane e raggiunta la pubblica via e avvicinatosi ad una ragazza, che si spaventa, le provoca qualche graffio alla gamba e le lacera la felpa chew ha addosso. Il padrone interviene immediatamente, il cane torna sotto il suo controllo e l’episodio sembra finire lì, ma non è così per G.B., l’uomo alla quale lei è legato. Il quale prende il telefono, chiama più di una volta il proprietario del cane, e gli chiede di tirar fuori mille euro, minacciandolo, se non avesse avuto i soldi, che avrebbe convinto la compagna a recarsi al pronto soccorso per fari refertare e ad avviare una richiesta di risarcimento dei danni. La vittima non ci sta, prende tempo e alla fine decide di denunciarlo alla Polizia. A quel punto viene avviata un’indagine e si scopre che dietro la richiesta estorsiva c’è solo quell’uomo e che è stato lui, in buona sostanza, ad orchestrare tutto. Ieri in udienza preliminare la vittima, assistita dall’avvocato Luigi Nicodemo, si è costituita parte civile e chiede un risarcimento di 2.500 euro. G.B., assente, è difeso d’ufficio dall’avv. Andrea La Cioppa.
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