Tancredi assolto: «Mi hanno dato dello sciacallo, ora pronto al rientro in politica»

Tancredi assolto: «Mi hanno dato dello sciacallo, ora pronto al rientro in politica»
di Angelo De Nicola
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Martedì 4 Maggio 2021, 10:10

L'AQUILA - E' stato in silenzio per sette anni, tanto sono durate le due inchieste (Do ut des e Redde rationem) sulla ricostruzione post sisma 2009 che lo hanno investito in pieno. Mai una parola. Pierluigi Tancredi, ex uomo forte del centrodestra aquilano, ne avrà di sassolini dalle scarpe da togliersi dopo la doppia assoluzione (per non aver commesso il fatto) che lo hanno totalmente scagionato...


«Sono stato in silenzio per rispetto ai giudici che dovevano giudicarmi avendone totale fiducia. No, nessun sassolino: non voglio ora interpretare la parte della vittima che si piange addosso dopo esser stato l'agnello sacrificale in un momento in cui bisognava, per forza, offrire un colpevole all'opinione pubblica. Volto pagina. Ma forse un sassolino...».

Quale?
«Beh, quelle conferenze stampa della pubblica accusa contro chi, arrestato, non può minimamente difendersi. Ero ai domiciliari e non potevo dire nulla. Perchè non si fa una conferenza stampa, ora, per dire che sono stato scagionato? Chi mi restituisce, ora, la mia dignità?».

La gogna mediatica...
«Sì, perchè legittimamente si indaga. Arrivo a dire che legittimamente ci possono essere dei provvedimenti restrittivi. Ci può stare. Ma perchè non di aspetta il processo? E nel processo è emerso quello che io avrei detto subito, se avessi potuto difendermi mediaticamente: che nella ricostruzione post sisma all'Aquila c'erano più lavori da fare che ditte e che quindi nessuno è stato favorito a danno di altri. Nessun rancore, comunque: sapevo che sarebbe arrivato un giudice a smentire certe aberrazioni senza senso».

Sensa senso?
«Sono sta presentato come colui che aveva rubato cinque Map per farci chissà cosa.

Sciacallo: questo era scritto su titoli e locandine dei giornali, per aver sottratto sistemazioni ai terremotati. E, invece, quei Map erano inutilizzati e li comprò, regolarmente, l'imprenditore aquilano Iannini. Poi devi aspettare sette anni per avere giustizia, grazie naturalmente anche ai miei avvocati Maurizio Dionisio e Antonio Milo. Ma, intanto, magari hai perso il lavoro e hai dovuto smettere di fare politica...».

La politica, appunto? Elezioni in vista all'Aquila. Tornerebbe nell'agone?
«La politica, come si dice, è una malattia. Certo è che molti aquilani che mi incontrano, devo dire più adesso che prima delle assoluzioni, mi spronano a rientrare in gioco ricordando, evidentemente, le tante cose che ho fatto: basti pensare ai successi delle mie Perdonanze nella Giunta del sindaco Biagio Tempesta. Se questi cittadini me lo dovessero chiedere, perchè no?».

Col centrodestra o centrosinistra?
«Oggi mi sento ancora di più uomo di centrodestra. Inoltre, ho mantenuto rapporti con l'onorevole Luigi D'Eramo e il vicepresidente della Regione, Emanuele Imprudente che mi sono sempre stati vicini, anche nei momenti più bui. Se dovessi tornare in politica, non potrei che farlo al loro fianco. Se posso essere utile, eccomi qua. A disposizione se la città mi chiama».

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