I supermercati nelle mani delle cosche: indagati ed arresti in Abruzzo. Nel mirino anche un ex calciatore

I supermercati nelle mani delle cosche: indagati ed arresti in Abruzzo
di Patrizia Pennella
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Mercoledì 27 Luglio 2022, 08:08

Le mani della criminalità organizzata sulla grande distribuzione: ci sono anche due supermercati abruzzesi, con sede a Pescara e Montesilvano, tra le strutture commerciali che sarebbero state foraggiate con fondi di provenienza illecita da parte di imprenditori vicini alle cosche calabresi. Tra gli indagati, anche per il ramo abruzzese, l'ex calciatore della Reggina. E' uno degli elementi che emerge dalla maxi inchiesta Planning condotta dalla Dia e dalla Guardia di finanza di Reggio Calabria, nell'ambito della quale sono state arrestate dodici persone ed eseguite numerose perquisizioni. Otto degli indagati sono in carcere, quattro ai domiciliari: uno, D.S., di origini calabresi, è stato rintracciato proprio a Pescara. Le accuse sono, con diverse fattispecie, associazione mafiosa, concorso esterno, associazione per delinquere, impiego di denaro di provenienza illecita, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, tutti comunque aggravati dalle modalità mafiose. Contestualmente sia in Calabria che in Abruzzo, ma anche nel Lazio e in Lombardia, sono stati eseguiti sequestri preventivi di 27 unità immobiliari quote societarie e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 32 milioni di euro.


L'indagine ha consentito di far emergere, fatte salve le successive valutazioni di merito, co-interessenze economiche sussistenti tra alcuni imprenditori e cosche di ndrangheta di Reggio Calabria. In particolare, secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, imprenditori attivi nel settore edile e della grande distribuzione alimentare taluni dei quali già coinvolti in indagini penali o destinatari di misure di prevenzione avrebbero stretto una pluralità di accordi con famiglie di ndrangheta, agevolandone l'infiltrazione attraverso la compartecipazione occulta di loro esponenti alle iniziative economiche, gestite ed organizzate tramite imprese fittiziamente intestate a terzi, o mediante l'affidamento di numerosi servizi e forniture a imprenditori espressione dell'associazione criminale.

Parte dei profitti così accumulati sarebbe stata successivamente trasferita in maniera occulta, attraverso operazioni commerciali e rapporti giuridici sempre rigorosamente fittizi. In questo modo i soldi venivano dirottati verso i titolari effettivi delle operazioni economiche, cosche comprese. In più i vari passaggi erano utili ad ostacolare le indagini e ad eludere l'applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali, consentendo così l'impiego e l'autoriciclaggio dei proventi illeciti. Parallelamente, le cosche avrebbero agevolato l'espansione delle iniziative degli imprenditori sul territorio, a discapito dei concorrenti, tutelando gli interessi degli amici anche attraverso pesanti intimidazioni. Le indagini, durate 2 anni, hanno passato al setaccio illeciti commessi dal 2011 al 2021 e hanno trovato integrazioni e riscontri anche in dichiarazioni di collaboratori di giustizia. All'interno di questo sistema vengono fuori anche le ipotesi secondo cui alcuni degli indagati avrebbero sostenuto, con proventi derivanti dall'attività criminale, un investimento finalizzato all'avviamento e alla gestione dei due supermercati.
 

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