Suor Carla Venditti, l'avezzanese che combatte contro la prostituzione

suor carla venditti
di Pino Veri
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Domenica 7 Febbraio 2021, 18:23 - Ultimo aggiornamento: 18:24

AVEZZANO E’ oggi la Giornata mondiale di preghiera contro la tratta di esseri umani lanciata da Papa Francesco. I numeri della piaga sono drammatici: riferiscono le agenzie specializzate che nel rapporto immigrazione 2020 pubblicato a ottobre dalla Caritas si parla di 40 milioni di vittime a livello globale: il 60 per cento a scopo sessuale. Un terzo sono minori e sette su dieci donne o bambine.

Tra i piccoli grandi eroi quotidiani che lavorano spesso nell’anonimato e tra mille pericoli suor Carla Venditti, nota ad Avezzano, la sua città, il centro nel quale opera ormai da anni, come la "Suora anti-racket". Il personaggio è noto: tutti la conoscono e la notano per strada di giorno e di notte a svolgere il suo pietoso compito.

Ma ora c’è una novità in più per suor Carla e le sue collaboratrici: «Siamo molto emozionate poiché in questi giorni diverremo anche associazione e quindi potremo ampliare sempre più la nostra famiglia, la nostra missione e veicolare un messaggio di speranza tramite le nostre opere». Diventare associazione significa avere la possibilità di accogliere fondi e  consolidare aiuti da parte di persone di buona volontà.

C’è chi accoglie l’invito e guarda con benevolenza l’opera messa in atto da suor Carla? «Tra i tanti riconoscimenti e atti di apprezzamento per la sua opera, nel 2018 la cantante Patti Smith, nel corso del tour italiano, ha abbracciato Suor Carla per la gratitudine per il lavoro svolto nel combattere la prostituzione» si legge amncora in quell’agenzia.

E lei, la religiosa avezzanese spiega: «Dopo l’invito di Papa Francesco la nostra congregazione ha accettato l’idea di aprire parte della Casa generalizia per accogliere le ragazze salvate dal giro della prostituzione, in un ex asilo appartenente all’Ordine delle suore.

Ci rechiamo nelle strade più difficili di notte e, avvicinandoci alle ragazze, cerchiamo di creare un rapporto sincero e aperto con loro, basato prima di tutto sull’amicizia e la fiducia. Sentivamo che servisse altro e abbiamo creato una famiglia, non una casa d’accoglienza. Noi non abbiamo nessun tipo di finanziamento quindi dobbiamo industriarci e quindi organizziamo mercatini e vendiamo degli oggetti che le ragazze creano come bracciali, oggetti sacri, ecc. Abbiamo pochi mezzi». 

Pino Veri

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