Insegnante di 46 anni muore per una malattia: insulti dai no vax

Insegnante di 46 anni muore per una malattia: insulti dai no vax
di Patrizio Iavarone
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Venerdì 8 Luglio 2022, 13:20 - Ultimo aggiornamento: 14:06

Diciassette persone, o meglio profili di persone, e due blog-testate denunciate. Ed è solo l’inizio, assicurano parenti e amici di Cristina Pagliari, l’insegnante di 46 anni di Sulmona morta qualche giorno fa dopo una lunga e difficile malattia, che nulla ha a che vedere né con il Covid, né con i vaccini. Eppure, contro di lei si è scatenata, alla notizia della sua morte, una campagna di odio, rancore e insulti, indegna di un Paese civile, indegna del genere umano. Protagonisti i gruppi no-vax che hanno commentato la notizia del suo decesso con decine e decine di post: un misto tra il sarcastico e il volgare, dove si esulta alla sua morte, dalla «questione di karma» al «vada ora a farsi vaccinare agli inferi».

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La “colpa” di Cristina, madre di due bimbe piccole, insegnante stimata e amata in città, è stata quella di scrivere un post su Facebook un anno fa, quando si era nel pieno della polemica sull’obbligo del Green pass: «Considerando che noi vaccinati moriremo tutti uccisi dal vaccino – aveva scritto la donna -, ai contrari al Green pass chiedo sommessamente di lasciarci godere cinema e ristoranti tra di noi per il tempo che ci resta, ché tanto tra poco il mondo sarà tutto vostro e farete quello che vi pare quando vi pare». Una nota ironica e garbata, che ha scatenato il peggio del genere umano: «Chissà se ci sono cinema e ristoranti. Lì non serve il green pass» scrive uno, «chissà se sia riuscita a vedere tutti i film che vedeva e a mangiare abbastanza» aggiunge un altro con tanto di emoticon con risata. I commenti sono decine e uno peggio dell’altro, tutti riconducibili a gruppi di no-vax e a blog che hanno sposato la causa contro i vaccini, mettendo in moto una campagna di disinformazione che non è mai finita. «Ognuno è libero di pensarla come vuole sui vaccini e le misure che ha adottato il governo per arginare la pandemia – racconta uno dei parenti di Cristina che ieri mattina ha sporto denuncia alla polizia – ma c’è un limite invalicabile che è quello della diffamazione e dell’insulto, specie se fatto ai danni di una donna che non ha mai offeso nessuno e che è morta, lasciando vuoto e dolore nella sua famiglia.

Mi auguro che la polizia postale risalga agli autori di questi post».

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