Coronavirus, morto il medico Gino Fasoli: sepolto a Sulmona

Coronavirus, morto il medico Gino Fasoli: sepolto a Sulmona
2 Minuti di Lettura
Lunedì 23 Marzo 2020, 14:33 - Ultimo aggiornamento: 17:32

Un medico eroe ha lasciato la pensione per tornare a lavorare e dare una mano ai colleghi in difficoltà con il Coronavirus.  Un medico in pensione originario di Sulmona, Gino Fasoli, 73 anni - richiamato per aiutare i colleghi nel Bresciano - è morto all'Istituto clinico San Rocco a Ome (Brescia) dopo essere stato contagiato da Covid-19.
Coronavirus, l'Abruzzo sfonda quota 500 casi. Solo a Pescara sono 300
Coronavirus, lancia sui social falso contagio: denunciata
Animatore di Emergency e Medici senza frontiere, Fasoli viveva da anni a Passirano (Brescia). Aveva lavorato per anni come medico di famiglia, dedicandosi anche al volontariato in Africa, dove era stato anche rapito e poi rilasciato. Il medico 73enne è stato tumulato nel comune peligno, dove risiede la sua famiglia e il fratello, militare in pensione.
Coronavirus, un medico dell'Aquila: «Una tuta e una mascherina devono bastarsi per una settimana»
Coronavirus, sacerdoti in quarantena a Teramo


«Gino, puoi venire a farci una mano? Gli ambulatori sono sguarniti perché tanti di noi sono andati in ospedale o sono ammalati». Il dottor Fasoli non ci ha pensato su due volte e ha risposto all'appello dei colleghi impegnati in prima linea  contro l'emergenza Coronavirus. E' stato contagiato ed è morto  il 14 marzo  all'Istituto clinico San Rocco a Ome, struttura ospedaliera vicino Passinaro, nel Bresciano, dove abitava da tempo ma il suo cuore era rimasto in Abruzzo a Sulmona, la sua cittò dove oggi riposa.

Abruzzeze, Fasoli non era mai sposato e per un periodo, da giovane, ha anche vestito il saio francescano. Poi la laurea in Medicina e la missione: aiutare gli altri, anche nelle situazioni più pericolose. E' stato volontario in Africa e per molti anni medico di base a Cazzago San Martino. Quando lavorava in Africa era stato anche rapito. «Al confine con l'Eritreia fu prelevato per fargli curare dei malati in un villaggio  -  racconta il fratello Giuseppe che vive a Sulmona - poi lo rilasciarono» 

© RIPRODUZIONE RISERVATA