Sulmona, guerra dei funerali: le imprese funebri portano in Tribunale le Confraternite

Sulmona, guerra dei funerali, le imprese funebri portano in Tribunale le Confraternite
di Patrizio Iavarone
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Martedì 29 Dicembre 2020, 11:09

Il giudice di Sulmona Daniele Sodani ha rigettato ieri la richiesta di urgenza (ex art. 700), ma la partita nel merito è ancora aperta. Ed è una partita che potrebbe valere diverse decine di migliaia di euro per le Confraternite cittadine che potrebbero trovarsi a dover risarcire le società di onoranze funebri per la presunta concorrenza sleale fatta nel corso degli anni nella doppia veste di gestori dei servizi cimiteriali e dei servizi funebri che, al contrario, è vietata da una legge regionale del 2012.

I confratelli sono stati citati in giudizio in particolare dalla Casa funeraria Caliendo-Salutari che ha chiesto al tribunale di fermare immediatamente (con il giudizio d’urgenza appunto) la doppia attività delle Confraternite e di riconoscere un risarcimento danni per l’attività che da loro non è stata svolta negli ultimi otto anni e che solo a loro (o meglio alle onoranze funebri private) spettava in via esclusiva. Il giudice del tribunale di Sulmona ha sciolto ieri la riserva, respingendo sì il ricorso d’urgenza, non ritenendo cioè esserci il fumus, ma allo stesso tempo riconoscendo che l’attività delle Confraternite è di fatto fuori dalla legge regionale e che nel giudizio di merito, quello ordinario, si potrà con calma valutare la portata dell’eventuale risarcimento.

«Al pregiudizio ormai già verificatosi, è comunque possibile pervenire ad una sua esatta individuazione – scrive infatti il giudice -: nel mancato esercizio e guadagno traibile dai servizi funerari, invece, svolti illegittimamente dalle resistenti. In assenza dell’opera concorrenziale delle Confraternite deve, infatti, ritenersi che la quota di mercato da queste occupata sarebbe stata ricoperta in quegli stessi anni dagli altri operatori economici concorrenti, ivi compresa la ricorrente, in misura proporzionale alla quota di mercato già nella disponibilità di ciascuno di questi». «Procederemo nel giudizio ordinario – spiega l’avvocato dei ricorrenti, Armando Valeri – perché siamo certi, e la sentenza di oggi in qualche modo lo preannuncia, che la violazione della legge regionale ha portato ad un danno evidente degli operatori privati». 

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