Uccise con una coltellata al cuore Paolo Cialini: si impicca in carcere il “caldaista" Dante Di Silvestre

Dante Di Silvestre Uccise con una coltellata al cuore Paolo Cialini: si impicca in carcere il “caldaista" Dante Di Silvestre
di Francesco Marcozzi
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Venerdì 28 Agosto 2020, 08:40 - Ultimo aggiornamento: 08:41

Godeva del regime di semilibertà e ha approfittato di questo “privilegio” per togliersi la vita impiccandosi nel cortile del carcere di Castrogno di Teramo. Si tratta di Dante Di Silvestre, 63enne caldaista di Mosciano, in carcere per omicidio: il corpo senza vita è stato trovato da un altro detenuto che, come lui, godeva del regime della semilibertà.


Silvestre, che il 14 giugno di quattro anni fa uccise Paolo Cialini  (nella foto sopra), tecnico informatico di Giulianova, davanti agli occhi della figlioletta dopo un diverbio a seguito di un incidente stradale in via Verdi a pochi passi dall’abitazione della vittima, morta per un colpo di coltello che provocò la rottura del cuore. La vicenda venne caratterizzata soprattutto dall’assoluta mancanza di testimoni, a tal punto che fu il procuratore capo, Guerrieri, a scendere in campo e a rivolgere un appello a chiunque avesse visto qualcosa di farsi avanti, senza timore. Appello rivolto ai residenti delle numerose abitazioni che si affacciano sul luogo del delitto ma, anche in questo caso, senza alcun risultato. Per cui, l’unica testimone dell’omicidio è stata sempre e solo resta la figlioletta della vittima che avrebbe assistito alla scena del delitto rimasta seduta in auto. Di Silvestre e Cialini si incrociarono per caso all’angolo tra viale Orsini e via Verdi a Giulianova. Entrambi erano a bordo delle rispettive auto. Tra i due scoppiò un litigio dopo un piccolo scontro, una discussione che degenerò in pochi minuti e che culminò con una coltellata, fatale per il 41enne. Un delitto d’impeto. Venne sottolineato che fu proprio lui a soccorrere Cialini e a chiamare i soccorsi, aspettando in strada anche l’arrivo dei carabinieri.

Di Silvestre provvide subito a un primo risarcimento nei confronti della figlia della sua vittima. A Teramo il pm titolare del fascicolo Enrica Medori chiese per l’uomo la condanna a 17 anni di carcere, con il riconoscimento delle generiche equivalenti alle aggravanti, la Corte gliene inflisse 14. Ottenne in appello la riduzione della pena a 12 anni, 2 mesi e 20 giorni. Confermata la condanna della Corte d’Appello dell’Aquila per l’omicidio volontario di Paolo Cialini, il tecnico informatico ucciso a Giulianova al termine di un diverbio stradale e la Cassazione respinse il ricorso presentato dai legali del caldaista di Mosciano i quali cercarono di dimostrare la tesi del delitto d’impeto. Una tesi che sarebbe sostenuta non solo dalle risultanze dell’autopsia ma dallo stesso comportamento di Di Silvestre subito dopo il delitto Sant’Angelo.
 

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