Strage in famiglia, la Scientifica nella villetta degli orrori

Strage in famiglia, la Scientifica nella villetta degli orrori
di Marcello Ianni
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Martedì 18 Aprile 2023, 08:41

Nuova ispezione ieri mattina a Tempera (L'Aquila) all'interno della villetta nella quale il 31 marzo scorso Carlo Vicentini, ha ucciso i figli Massimo ed Alessandra insieme alla moglie Carla Pasqua, prima di suicidarsi con la stessa pistola. Ad effettuarla gli agenti della Polizia scientifica di Ancona (che fin dal primo momento hanno partecipato alle indagini insieme ai colleghi dell'Aquila) i quali, con in mano alcuni elementi forniti dal medico-legale in fase degli accertamenti autoptici, hanno potuto in qualche modo avviare accertamenti volti alla ricostruzione dei drammatici momenti che hanno portato nel giro di pochi minuti, alla tragedia familiare che ha sconvolto la città e non solo.

Fabio De Giorgio, del Policlinico Gemelli di Roma, nel corso delle autopsie sarebbe stato in grado di accertare (sulla scorta delle ferite provocate) la traiettoria dei colpi sparati. Da questi elementi gli investigatori della Scientifica (come richiesto dallo stesso Pm, Guido Cocco) sono ora in grado di ricostruire la dinamica: come Vicentini abbia sparato, in quale luogo esatto e se gli stessi familiari si trovavano al momento del triplice omicidio, in piedi oppure a letto nel sonno.

Di qui la decisione, ieri mattina, di tornare a Tempera, nell'abitazione ancora posta sequestro, per effettuare il sopralluogo.

Quello che è certo è che Vicentini, in stato di sobrietà, dopo aver preso la pistola regolarmente detenuta insieme a diversi fucili da caccia, ha sparato prima prima contro moglie e figlio, quest'ultimo disabile, poi contro la figlia (a quanto pare due colpi). Poi rientrato nella sua camera da letto, si è ucciso. Cinque in tutto i colpi esplosi, in sequenza nel cuore della notte quando i familiari dormivano. Oltre alla perizia balistica si è in attesa di quella calligrafica su un foglietto (subito repertato dagli agenti della Polizia Scientifica dell'Aquila, passato poi nelle mani dei colleghi di Ancona) a quanto pare scritto di proprio pugno dal primario in pensione nel quale, in sostanza, avrebbe motivato il gesto che di li a poco avrebbe compiuto, per una sorta di "protezione" dei familiari da una società "malata". A partecipare all'attività investigativa anche l'avvocato Emilio Bafile, legale storico ed amico di Carlo Vicentini.
 

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