Storia della Chiesa aquilana-1/ Dalle Origini alla Diocesi e il secolo d'oro

san bernardino da siena
di Enrico Cavalli
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Martedì 29 Novembre 2022, 11:16 - Ultimo aggiornamento: 2 Dicembre, 23:25

L'AQUILA Nacque dai centri strategici d’età romana di Amiternum e Pitinum nel versante sabino ed in quello vestino di Peltuinum, Aveja, Forcona, Aufinum, il Cristianesimo, nella vallata dell’Aterno, simboleggiato dai martirii dei Santi Vittorino e Massimo, apostolati dei martiri Sipontini e monachesimo di Sant’Equizio.

Dal 476 d.C., i monasteri salvaguardarono da Ostrogoti, Saraceni, Bizantini e dissoltasi Amiternum, la cui diocesi passa a Rieti, sotto il ducato longobardo di Spoleto, trasalì la diocesi di Forcona tributaria della benedettina Farfa ed ingrandita da Carlo Magno nel 775 d.C., della chiesa di Bominaco.

Nel 956 d.C., l’Imperatore Ottone I, in cambio della dignità imperiale, e, forse, delle reliquie di San Massimo di Aveja dava a papa Giovanni XII, la giurisdizione delle diocesi forconesi ed amiternine.

Fra incastellamento normanno e lotte per le investiture, la religiosità locale vide la taumaturgia di San Franco ed arte cisterciense. Fra il 29 luglio e 7 settembre 1229, papa Gregorio IX, di contro alle pretese federiciane, intese rivendicare la demanialità delle terre da "Furconis, Amiterni, videlicet ab Urno Putrido, Beffi, ac Rivo Gambario usque Cornu putridu et Montem Regalem", onde permettere alle genti ivi stanziate ed oppresse dai feudatari imperiali, di fondare una città di libero scambio per l’economia transumante, ovvero, a partire dalla Sancta Maria di Acquili- Accula sull'Aterno, verso monte Rojo.

Nel 1254, per supposta volontà di Federico II assistibile dal cancelliere Gualtieri di Ocre, in realtà, dal diploma del figlio Corrado IV che capiva la emergenza ineludibile rispetto al padre delle ‘"città territorio", era riconosciuta Aquila, beneficiata da Papa Innocenzo IV, il cui successore Alessandro IV nel 1257, vi trasferì la sede vescovile da Forcona in disfacimento demico.

In tale grande conurbazione del medioevo europeo, agirono genti dei feudi circostanti e fattori ecclesiastici, denominandosi ‘capo quarto’ di ciascuno dei ‘99’castelli fondativi della nuova città, le chiese di San Giorgio di Bazzano (poi Santa Giusta), Santa Maria di Paganica, San Pietro di Coppito, San Giovanni di Lucoli (poi San Marciano).

Aquila, sede vescovile e incitata da Bolla di Alessandro IV nel 1257, a difendere Edmondo figlio di re Enrico III d'Inghilterra sotteso a togliere la Sicilia allo svevo Manfredi, da costui, subisce, per ripicca, la distruzione nel 1259. Perorò il nunzio apostolico Nicola Da Sinizzo, la ricostruzione della città presso re Carlo II D’Angiò e che vinto Manfredi a Benevento nel 1263 ed il nipote Corradino a Tagliacozzo nel 1266, volle una sua reggia aquilana, poi, sede dei Domenicani.

Coglie una Aquila che succede come polo abruzzese alla ghibellina Sulmona, diventando fulcro di comunicazioni nella penisola e di slanci religiosi, il cronista fra i maggiori italici del’300, Buccio Di Ranallo.

E’ la spiritualità di frate Pietro Angelerio dal Morrone ad irradiare l’Aquilano, tramite abbazie a San Giovanni di Lucoli e Santa Maria di Collemaggio: qui, nel 1294, proprio l’eremita viene incoronato Papa Celestino V, lanciando al mondo la grande e ‘gratuita’ Bolla d’Indulgenza.

IL SECOLO D’ORO
Le podestature celestiniane seguono la cattività avignonese dal 1309 al 1377, ma, sismi, pestilenze e Scismi d’Occidente del 1378-1417 e 1437-1449, scompigliano la aquilanità, partecipando il vescovo scismatico Berardo da Teramo, alle dispute fra le signorie Pretatti e Camponeschi

Al volgere degli Angioini, Aquila, respingendo lo scomunicato da Martino V, condottiero Braccio Da Montone nel 1424, garantì, allora, il Papato, che ampliò la diocesi aquilana con Valva e Peltuinum, ove re Alfonso I di Aragona istituì nel 1447, la Dogana della transumanza.

I l’400 "d’oro" municipale non sarebbe tale senza l’Osservanza Francescana con Bernardino Da Siena, fautore dei Monti di Pietà antiusura e ascoltato da moltitudini; Giovanni Da Capestrano, eroico difensore di Belgrado nel 1456, dagli Ottomani; Giacomo Della Marca, architetto delle monumentalità di San Francesco, San Giuliano, Ospedale Maggiore con annesso teatro sociale.

Virtuosismi ecclesiastici interagenti alle magistrature ed arti municipali, davano visibilità europea alla "seconda" e "magnifica cittade" del regno di Napoli, sede di Zecca demaniale nel 1386, università nel 1458, come percorsa da artisti ed intellettuali quali Gualtiero De Alemania, Silvestro Di Giacomo, Girolamo Da Vicenza, Giovanni Rettori, Andrea Dell'Aquila, Cola D’Amatrice, Saturnino Gatti, Rinaldo Fiammingo, Pompeo Cesura, Mariangelo Accursio, Niccolò Ciminello, Pico Fonticulano; fucina di stamperie, arrivando a Aquila, Adamo Da Rotweil, allievo di Johannes Gutenberg, di mecenatismi locali legati a dinasti e papato, su tutti Giambattista Branconio Farinosi, camerario di Leone X ed amico di Raffaello Sanzio; al cardinale rocchigiano Amico Agnifili, consigliere imperiale Asburgico "la cui opera ecclesiastica e civile fu simboleggiata dal mausoleo a Bernardino Da Siena elevato a Santo nel 1444; per la sua canonizzazione, il giurista lodigiano Martino Garrati scrisse il primo trattato di diritto ecclesiastico sul tema. Rileva questa figura che da vicario dell’Ordine francescano più intransigente attenuò i contrasti coi frati conventuali e non ignaro dell’umanesimo, pure, affrontò dei processi dall’Inquisizione dovuti alla interpretazione della simbologia "IHS" (Iesus Hominum Salvator), "Cristigramma" da lui creato e di cui fregiantesi il gonfalone aquilano; la cura maggiore di Bernardino Da Siena, fu alle questioni di vita quotidiana circa il rapporto tra la gente comune ed il maneggio del denaro nelle trasformazioni capitalistiche europee e che videro nel territorio aquilano un centro nevralgico nella penisola; il Santo aquilano di adozione, creò quindi, sostrato morale delle speculazioni teologiche in materia, in ordine alla scienza economica, collaborando agli studi del conterraneo frate Luca Pacioli sul mercantilismo del’400.

Enrico Cavalli

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