E' sposato, ma non lo dice all'amante. Per i giudici è sostituzione di persona

Il tribunale di Teramo
di Teodora Poeta
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Martedì 24 Settembre 2019, 09:13
Ha mentito all’amante inducendola in errore, come sostiene la stessa Corte di Cassazione in una sentenza del 2016, facendole credere di essere da tempo separato, senza figli e prossimo al divorzio, come invece gli ha contestato la Procura di Teramo, mentre al contrario era sposato e all’epoca già padre di un bambino di due anni e per questo G.D.P., 47 anni residente a Pieve Emanuele in provincia di Milano, è stato condannato per sostituzione di persona, ieri, dal giudice onorario Enrico Pompei a 2 mesi di reclusione, pena sospesa. La loro relazione è andata avanti per anni perché lei, una teramana che si è costituita parte civile nel processo (assistita dall’avvocato Massimo Ambrosi), non sospettava nulla. Ma a quanto pare il 47enne in passato avrebbe fatto la stessa cosa con un’altra donna, chiamata a testimoniare in dibattimento, che ha confermato anche lei di non sapere che fosse sposato.

Tutto è cominciato per caso, come sempre capita, poi, invece, quella frequentazione è diventata una storia solo all’apparenza seria. E’ lui, che all’epoca frequentava la provincia di Teramo per motivi di lavoro, che ad un certo punto insiste per andare a vivere insieme. "Una convivenza prodromica alla celebrazione del matrimonio", si legge nel capo d’imputazione con la donna che nel frattempo rimane incinta ma purtroppo, nei primi mesi di gravidanza, ha un aborto spontaneo. Chi si impegna a sostenere tutte le spese di casa, delle utenze domestiche e anche a pagare i viaggi fatti insieme è solo e soltanto lei, nella prospettiva di quel matrimonio che non avverrà mai. La scoperta della verità arriva durante un viaggio a Milano. Mettere ogni tassello di quel puzzle al suo posto non sarà facile, ma comunque necessario. E così lei comincia a ricostruire ogni assenza, ogni bugia. Fino a denunciarlo per sostituzione di persona. Ignara di tutto la moglie del 47enne, la cui testimonianza a processo non è stata ritenuta necessaria. E dopo la condanna penale, adesso probabilmente lo attenderà l’azione civile. 
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