Sisma, scosse a Montereale:
le valutazioni degli esperti

Sisma, scosse a Montereale: le valutazioni degli esperti
di Stefano Dascoli
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Lunedì 7 Novembre 2016, 09:53
L'AQUILA  -  Una serie di microscosse negli ultimi giorni, poche delle quali sopra a magnitudo 2.0, ha rinfocolato la discussione sulla possibile pericolosità sismica dell'area compresa tra Montereale e Campotosto, alla luce della violenta sequenza cominciata in agosto ad Amatrice e proseguita poi nell'area dei Monti Sibillini. Le valutazioni degli esperti, in questo senso, non sono tutte uniformi.

C'è chi, come il sismologo Christian Del Pinto, attraverso il Messaggero, ha detto senza mezzi termini della necessità di attenzionare quella zona. Per il geologo dell'Università dell'Aquila, Antonio Moretti, non è però al momento riproponibile il modello evolutivo del 1703: «Ci furono tre scosse, una a Norcia il 14 gennaio, una ad Amatrice il 16 gennaio e una ad Arischia-L'Aquila il 2 febbraio. Mi sembra che le tre scosse ce le siamo fatte tutte, anche se non nello stesso ordine. Quando si parla di una faglia non dobbiamo pensare a un oggetto fisico. In realtà questi elementi si congiungono in una struttura sismogenetica unica che si localizza intorno a dieci chilometri di profondità. Hanno tutti una radice comune ed è la radice che dà i terremoti. Il sisma riguarda tutto il volume che coinvolge tutti i segmenti più o meno minori, ovvero le faglie. E' accaduto anche nel 2009». Per Moretti la faglia di Campotosto «è un elemento un po' trasversale che unisce L'Aquila ad Amatrice e passa sotto i monti della Laga e accanto al lago. Io non credo che da sola possa fare qualcosa, fa parte di un esercito che ha fatto i suoi attacchi ed è rimasta nelle retrovie. Mi posso sbagliare, ma personalmente mi fa più paura la non ricostruzione rispetto alle faglie».

LO STUDIO
Fabrizio Galadini è un sismologo dell'Ingv che, tra le altre cose, ha svolto un prezioso studio sulla crisi sismica del 1703. «Il primo forte terremoto avvenne il 14 gennaio e, in base alle conoscenze geologiche e quanto disponibile dalle fonti storiche, fu generato dalla faglia di Norcia, non da quella del Vettore-Sibillini cui è ascrivibile il processo sismogenetico iniziato il 24 agosto e proseguito con il 5.9 del 26 ottobre e il 6.5 del 30 ottobre. Poi, il 2 febbraio, ci fu l'attivazione della faglia del Monte Marine (Barete, Pizzoli, Arischia, per intenderci) e probabilmente l'attivazione della faglia di Paganica, cioè la stessa che ha generato il terremoto del 6 aprile 2009. In pratica, il fatto che il 2 febbraio si mossero insieme più faglie (compresa quella famigerata del 6 aprile 2009) giustificherebbe una magnitudo attribuita al 2 febbraio 1703 (6.7) di gran lunga superiore a quella del terremoto del 2009». La struttura di Campotosto, dice Galadini, «è ben nota e studiata e negli scorsi secoli non ha rilasciato forti terremoti. Il che in genere corrisponde a una probabilità di accadimento superiore. Per intenderci, la faglia del Vettore probabilmente non si muoveva da almeno un migliaio di anni ed ecco che ha cominciato la sua rottura il 24 agosto». Sostiene Galadini, dunque, che esiste un'ipotesi per cui la faglia di Montereale potrebbe aver generato il terremoto del 1703 (il secondo della sequenza, in mezzo tra Norcia e L'Aquila), anche se «per alcune fonti addirittura non è mai avvenuto». «E' veramente azzardato fare valutazioni ora- dice- servirebbero maggiori dati. Nel 2009 abbiamo assistito a una migrazione della sismicità verso nord. E' chiaro che quando si registra un sisma importante è probabile che si modifichi lo stato tensionale delle faglie adiacenti».

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