Separato, guadagna 600 euro: 200 vanno alla ex. Poi non ce la fa più a pagare: condannato

Separato, guadagna 600 euro: 200 vanno alla ex. Poi non ce la fa più a pagare: condannato
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Mercoledì 21 Settembre 2022, 08:52

Esistono misure di pace fiscale per gli imprenditori che non ce la fanno. Ci sono ammortizzatori previsti dalla legge per le società altrimenti destinate al fallimento. Da qualche anno esiste addirittura il cosiddetto fallimento personale anche per i comuni cittadini che accumulano debiti insormontabili con lo Stato. Ma se dopo la separazione da tua moglie sei sulla soglia di povertà e non hai più la possibilità di pagare gli alimenti per tuo figlio, non c'è santo in paradiso che tenga: la condanna, seppur minima, è inevitabile.


È il tragico caso di un cinquantenne teramano, difeso dall'avvocato Antonio Di Gaspare, che ieri mattina è stato condannato dal giudice del Tribunale di Teramo a quattro mesi di reclusione, con pena sospesa, per il reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare nei confronti della moglie e del figlio, minorenne con una invalidità. La donna 45enne, dalla quale si è separato anni fa, dopo due anni di mancato versamento dell'assegno mensile stabilito dal giudice in fase di separazione per fare fronte alle esigenze del minore, lo ha denunciato alle autorità chiedendo il pagamento dell'intero corrispettivo e la ripresa dei versamenti periodici.
Il problema è che il teramano, disoccupato e con una pensione di seicento euro, ha dichiarato durante il processo di non avere più da tempo i 220 euro da versare, visto che così sarebbe costretto a far fronte alle spese di mera sopravvivenza con appena 380 euro mensili, con i quali dovrebbe pagare l'affitto, la spesa alimentare e le bollette delle utenze.

Da parte sua anche l'ex compagna, di professione badante, ha le sue ragioni: costretta a far quadrare il bilancio con uno stipendio di circa mille euro, con l'aumento del carovita degli ultimi tempi ormai non avrebbe più di che sostentare adeguatamente il figlio minore, che per giunta è anche invalido e necessita dunque di cure.

A nulla è valsa la sentita arringa dell'avvocato difensore Di Gaspare, che in aula ha lanciato una sorta di appello alla non punibilità dell'imputato per le sue precarie condizioni socioeconomiche. La legge è dura, ma è legge. E per questo oltre ai quattro mesi di condanna sospesa, ora dovrà tornare a far fronte al versamento dell'assegno.

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