Sei mesi per l'esame medico, poi l'ennesima delusione: «Tutto da rifare»

Sei mesi per l'esame medico, poi l'ennesima delusione: «Tutto da rifare»
di Ornella La Civita
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Domenica 30 Ottobre 2022, 09:48

Erano trascorsi sei mesi dal giorno della prenotazione ma la mattina della visita, quando sperava di potersi sottoporre ad un'angioTac, l'amara scoperta: tutto da rifare. È questo quanto capitato all'ospedale di Sulmona a un'anziana che è stata costretta a presentare di nuovo una impegnativa e ad attendere, ancora, la prima data utile disponibile. Eppure lo sbaglio non era certo da imputare alla donna. Quando l'anziana, dopo il diniego della prestazione da parte del medico, è tornata al Cup per provare a capire cosa fosse andato storto, dal centro unico per le prenotazioni le hanno risposto che l'impegnativa non era conforme alla prestazione richiesta. Di un errore materiale hanno parlato al Cup chiedendo alla signora di procurarsi un'altra impegnativa.

«La signora con tanto di problemi di salute si è recata al Cup per far sistemare l'errore non imputabile alla sua persona. Risposta: deve rifare l'impegnativa e prenotare, di nuovo, l'esame con tanto di lista d'attesa».

A denunciare l'accaduto è Catia Puglielli del Tribunale per i Diritti del malato. «Sto aspettando un cenno di riscontro dallo scorso 23 settembre. Queste sono le dinamiche di chi corre dietro alla sanità e anche di chi, come me, cerca di risolvere il problema. Come deve fare questa signora che nonostante abbia pazientemente atteso di fare la Tac si trova ora a dover ricominciare tutto da capo? Alcune persone potrebbero non avere tempo. Vogliamo una sanità efficiente e soprattutto alla portata di tutti» conclude Puglielli.

E questo caso non è l'unico denunciato dal Tdm. Solo qualche settimana fa, per esempio, Puglielli, parlando del pre-triage ha fatto notare come il nuovo sistema presenti dei problemi: «Sia nelle giornate di caldo che soprattutto nelle giornate di freddo i pazienti, soprattutto anziani e bambini, sono in attesa all'aperto con il rischio di gravi pregiudizi per la salute. I malati non sono un numero né dei pacchi».

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