Il santone di Campli, parla l'ex adepta della comunità spirituale: «Sono stata adescata in rete»

«Il mio matrimonio era finito e non avevo più il negozio. Sono stata adescata in rete, mi hanno convinta a venire in Abruzzo»

Il santone di Campli, parla l'ex adepta della comunità spirituale: «Sono stata adescata in rete»
di Teodora Poeta
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Domenica 26 Marzo 2023, 00:07

«Anni fa nessuno mi ha avvisata di ciò a cui stavo andando incontro ed è questo che oggi mi dà la forza di raccontare, perché vorrei mettere in guardia altri». All’indomani del rinvio a giudizio di Pietro Tamburella, il fondatore del movimento Umani in divenire, e della sua collaboratrice Valeria Ficarra, entrambi accusati di violenza sessuale di gruppo su undici ex adepti che si sono già costituiti parte civile, è proprio una di loro che ha deciso di parlare. Lei è la stessa che nel 2018 ha dato avvio alle indagini con la prima denuncia, alla quale ne sono poi seguite altre negli anni successivi.

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LA PRIMA DENUNCIA
 

«La mia fortuna – dice Serena (nome di fantasia) – è che sono riuscita subito a scappare da quel posto». In realtà nel suo immaginario lì avrebbe dovuto trovare la felicità e invece le cose sarebbero andate in maniera opposta. «In quel periodo ero in una situazione fragilissima sia a livello lavorativo, sia affettivo e mi sono avvicinata a quel mondo perché credevo di poter ritrovare sollievo. Quando sono arrivata a Floriano di Campli pensavo che già ci fosse una struttura e invece c’era un appartamento. Io all’epoca avevo un negozio al nord e non riuscivo più a tenerlo aperto. Avevo deciso di chiuderlo senza sapere cosa fare e come tirare avanti. Il mio matrimonio era finito e alle spalle avevo altre storie chiuse che mi avevano buttata a terra». Come molte altre presunte vittime, quindi, pure lei sarebbe stata adescata in rete. «Mentre cercavo corsi di radionica sono capitata sul sito internet di Tamburella e sulla sua pagina facebook – prosegue - A fronte di una donazione di 10 euro, meno del costo di un libro, loro davano delle dispense. Così le ho prese. Mi hanno ringraziata per l’acquisto. Poi sono stata inserita su vari gruppi social. Da fuori sembra tutto bello. E questo mi aveva attirato».
 

LEZIONI IN CHAT

Così è iniziato tutto. Con l’acquisto di quelle dispense e il successivo contatto. Serena racconta che in pochi giorni le comunicazioni si sono fatte sempre più frequenti e lei si è convinta ad unirsi alla comunità. Nel frattempo, però, sono iniziate le pressanti lezioni in chat che andavano avanti a tutte le ore del giorno e della notte. E quando lei, dopo 12 ore di viaggio in pullman è arrivata a Floriano di Campli a giugno del 2018, era già sfinita. «Avevo alle spalle un mese di completa mancanza di sonno quando è successa a me la violenza sessuale che ho denunciato. Appena arrivata ho iniziato subito i digiuni che lui predicava e in più non mi permettevano di dormire. Loro puntano sull’iper esaltazione emotiva. Con me ha cominciato facendomi dei discorsi sulla figura di Maria Maddalena. Il sesso di gruppo è una forma di rigenerazione, ma viene introdotta in maniera molto subdola. Poi si approcciano con massaggi rigeneranti che fanno a tutti». Serena sarebbe stata violentata in quell’appartamento da Tamburella e da Ficarra insieme, come ricostruito anche dagli inquirenti, mentre le dicevano che loro si stavano «nutrendo del suo corpo astrale e spirituale».
 

LA FUGA
 

«Dopo sono riuscita a scappata immediatamente. Questa è stata la mia fortuna. Ho inventato la scusa che mia madre non stava bene e sono riuscita a prendere un pullman per ripartire, poi ho subito chiesto aiuto». Quanto a loro, qualche giorno dopo, hanno capito che Serena non sarebbe più tornata, l’hanno cancellata da tutti i gruppi, «ma nessuno ha saputo perché, sia quando ne entri a far parte, sia quando esci, hai un nickname e sei quindi sconosciuto». Secondo il racconto di Serena un’altra sua fortuna sarebbe stata anche quella di non aver avuto all’epoca soldi da dare, «se non 200 euro». «Loro non lavorano. Vivono totalmente sulle spalle delle donazioni di ignare persone». Ma c’è un’altra precisazione che Serena vuol fare e riguarda le altre presunte vittime di violenza, che Tamburella sui social ha indicato come suoi calunniatori: «Noi neanche ci conoscevamo. Abbiamo saputo i nostri nomi con la chiusura delle indagini». In questi anni Serena, che adesso è tornata a fare la commessa, ha dovuto affrontare un percorso di sostegno psicologico e oggi lei è convinta di essersi salvata per il solo fatto di essere rimasta pochissimi giorni in quella comunità, dove all’epoca c’erano solo lei, Tamburella e Ficarra. «Chi non sa, gli crede», commenta. Ma sarà adesso a processo che si dovrà accertare la verità giudiziaria.

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