Super ospedali, patto L'Aquila-Teramo: altolà alla Regione, il Gran Sasso non è più un ostacolo

Super ospedali, patto L'Aquila-Teramo: altolà alla Regione, il Gran Sasso non è più un ostacolo
di Stefano Dascoli
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Martedì 19 Novembre 2019, 09:19
L'AQUILA Al di là dei tecnicismi, la Regione non potrà non tenere conto del fragoroso segnale politico lanciato dai consigli comunali di L'Aquila e Teramo in materia di super ospedali: una Dea di secondo livello del Gran Sasso, anche se «funzionale» (ovvero connettendo le alte specialità), va realizzato di pari passo con quanto sta avvenendo a Chieti-Pescara.

A dispetto dei rigidi parametri del decreto Lorenzin, il famigerato 70 del 2015 e anche del piano presentato dalla Regione ai Ministeri lo scorso 31 ottobre, ancora non ufficializzato, secondo il quale ci sarebbe intenzione di congelare l'attuale situazione. Invece L'Aquila e Teramo, in maniera congiunta, chiedono che si superi l'egemonia costiera, «l'Abruzzo a due velocità», con una deroga al decreto che, va ricordato, prevede per i Dea di secondo livello un bacino d'utenza compreso tra 600mila e 1,2 milioni di abitanti (le due province arrivano a circa 613) e almeno 70 mila accessi annui (Teramo e L'Aquila sono fermi a circa 43 mila l'uno).

Insomma, in un clima di generale confusione normativa e tecnica i sindaci Pierluigi Biondi e Gianguido D'Alberto, pur divisi dall'appartenenza politica, replicando a quanto accaduto per la paventata chiusura del traforo, poi scongiurata, lanciano un guanto di sfida che approderà già il prossimo 22 novembre alla conferenza ristretta dei sindaci.

Sarà il primo momento di confronto con l'assessore regionale alla Salute Nicoletta Verì, ieri assente e per questo oggetto di aspre critiche. Di certo la foto dell'aula dell'Emiciclo piena, con i due consigli schierati quasi al gran completo sui banchi e i due gonfaloni in bella mostra, resterà negli annali.

Da rimarcare l'assenza dei parlamentari: solo Berardini (M5s) ha presenziato e Pezzopane (Pd) ha inviato un messaggio di vicinanza.
Dopo un profluvio di dichiarazioni tutte improntate alla coesione, quando si è trattato di correggere il documento finale di sintesi qualche fibrillazione c'è stata.

Il pensatoio comune ha finito per correggere un passaggio sul Gran Sasso («Da è indubbio che rappresenta una divisione al suo esatto contrario, autogol che era stato sottolineato dall'ex sindaco dell'Aquila Massimo Cialente), per sottolineare la volontà di creare un «Dea funzionale di secondo livello» e aggiungendo, nel finale, la richiesta di arrivare subito a una proposta operativa che sarà monitorata congiuntamente dai due consigli.

Sopite con qualche fatica le velleità a indicare il numero dei Dea richiesti (addirittura 3): avrebbe forse avvantaggiato Teramo che da solo ha già quasi tutte le specialità richieste. Attenzione a una lacuna: nel documento non si cita affatto, come qualcuno chiedeva, la parifica con l'iter Chieti-Pescara.

Alla seduta hanno partecipato i due manager Asl, Di Giosia e Testa, e soprattutto il rettore dell'Università Edoardo Alesse che ha puntualizzato: «Sono già dovuto intervenire su questo tema, sottolineando il disinteresse per il Dea L'Aquila-Teramo. Questa aggregazione è fondamentale».

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