L'altro tema forte, sottolineato a più riprese ieri, è quello della penalizzazione delle aree interne: «Se ci sono delle zone che vengono massacrate ha detto Sospiri -, in termini di servizi nell'imminente e in prospettiva, sono proprio queste, in tutte le province. Chiaramente dove insiste il capoluogo di regione, ciò appare ancora più eclatante». Il capogruppo di Fi, illustrando il quadro generale in cui è inserito il riordino, ha detto che «nessuna Regione è genuflessa come la nostra», che «non c'è nessun tipo di contrattazione», che «non si è combattuto neanche per tenere aperto un punto nascita». Un riordino che è stato definito «un incubo, un massacro»: «In aula Paolucci e D'Alfonso andranno sotto, perché teramani, pescaresi e aquilani non possono far passare questo piano».
I TERRITORI - Gatti senza mezzi termini ha parlato di «presa in giro» per L'Aquila e Teramo: «Un bacino d'utenza di 5-600 mila abitanti non ha diritto a una sanità d'eccellenza. Proponiamo che il decreto venga ritirato». Di Dalmazio ha guardato in là: «Si tornerà alla creazione di campanili, alle frantumazioni, alle devastazioni: un danno straordinario». Durissimo anche Iampieri, che ha parlato di «ultima delle scempiaggini del governo D'Alfonso», dell'esautorazione dei sindaci, della penalizzazione dei servizi nell'Abruzzo interno, di «macelleria sociale dalla gravità inaudita», soprattutto nell'Aquilano. Per Liris «si sceglie che L'Aquila e Teramo non abbiamo un ospedale di prima qualità, presupposto per la morte della facoltà di Medicina». «L'Aquila ha continuato - non è disposta a barattare servizi con una sede amministrativa che non è tra l'altro prevista». Infine D'Ignazio: «Abbiamo grandi eccellenze su Teramo e L'Aquila che andremo a perdere. La sanità è accoppata».
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