Sanità, il centrodestra chiede
il super ospedale L'Aquila-Teramo
e boccia il piano della Regione

Sanità, il centrodestra chiede il super ospedale L'Aquila-Teramo e boccia il piano della Regione
di Stefano Dascoli
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Giovedì 30 Giugno 2016, 12:43
L'AQUILA - In un momento di grandi tensioni di carattere territoriale su questo tema, l'attacco frontale di ieri del centrodestra al nuovo piano sanitario regionale valica i confini strettamente politici. Alla critica generale, senza sconto alcuno, si affianca la richiesta, decisa, di un ospedale di secondo livello non solo a Chieti-Pescara, ma anche per L'Aquila-Teramo, ad oggi solo demandato a un ipotetico studio di fattibilità. Richiesta che arriva da esponenti politici delle aree interne, ma anche da coloro che hanno come riferimento territoriale la costa: Lorenzo Sospiri, Paolo Gatti, Mauro Febbo, Emilio Iampieri, Guido Liris e Paolo Federico (Forza Italia), Giorgio D'Ignazio (Ncd) e Mauro Di Dalmazio (Abruzzo futuro). Una pattuglia nutrita che ha ufficializzato la richiesta, depositata ieri, di un consiglio straordinario («Finora esautorato»), sulla scia di quanto avverrà stamattina all'Aquila, alla presenza (annunciata) sia del governatore D'Alfonso che dell'assessore Paolucci. «Non è possibile ha tuonato Sospiri che un documento che riguarda l'80% della spesa della Regione, e quindi l'80% delle tasse degli abruzzesi, non sia discusso nelle sedi opportune. Ci pare che si vada letteralmente scappando da questo confronto».

L'altro tema forte, sottolineato a più riprese ieri, è quello della penalizzazione delle aree interne: «Se ci sono delle zone che vengono massacrate ha detto Sospiri -, in termini di servizi nell'imminente e in prospettiva, sono proprio queste, in tutte le province. Chiaramente dove insiste il capoluogo di regione, ciò appare ancora più eclatante». Il capogruppo di Fi, illustrando il quadro generale in cui è inserito il riordino, ha detto che «nessuna Regione è genuflessa come la nostra», che «non c'è nessun tipo di contrattazione», che «non si è combattuto neanche per tenere aperto un punto nascita». Un riordino che è stato definito «un incubo, un massacro»: «In aula Paolucci e D'Alfonso andranno sotto, perché teramani, pescaresi e aquilani non possono far passare questo piano».

I TERRITORI - Gatti senza mezzi termini ha parlato di «presa in giro» per L'Aquila e Teramo: «Un bacino d'utenza di 5-600 mila abitanti non ha diritto a una sanità d'eccellenza. Proponiamo che il decreto venga ritirato». Di Dalmazio ha guardato in là: «Si tornerà alla creazione di campanili, alle frantumazioni, alle devastazioni: un danno straordinario». Durissimo anche Iampieri, che ha parlato di «ultima delle scempiaggini del governo D'Alfonso», dell'esautorazione dei sindaci, della penalizzazione dei servizi nell'Abruzzo interno, di «macelleria sociale dalla gravità inaudita», soprattutto nell'Aquilano. Per Liris «si sceglie che L'Aquila e Teramo non abbiamo un ospedale di prima qualità, presupposto per la morte della facoltà di Medicina». «L'Aquila ha continuato - non è disposta a barattare servizi con una sede amministrativa che non è tra l'altro prevista». Infine D'Ignazio: «Abbiamo grandi eccellenze su Teramo e L'Aquila che andremo a perdere. La sanità è accoppata».
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