E' stata sufficiente l'udienza di ieri mattina a Pescara per portare a termine l'esame dei quattro super esperti del Politecnico di Milano che hanno redatto, su incarico del gup Gianluca Sarandrea, la perizia sulle cause del disastro dell'Hotel Rigopiano e sulle eventuali responsabilità dei soggetti coinvolti. Il giudice, che aveva riservato tre udienze consecutive all'esame dei periti, oggi si limiterà a formalizzare il rinvio a novembre per l'inizio della discussione.
I quattro esperti, Daniele Bocchiola, Giovanni Menduni, Claudio Di Prisco e Marco Di Prisco, sollecitati dagli avvocati di parte civile e dai pm Andrea Papalia e Anna Benigni, affiancati in aula dal procuratore capo Giuseppe Bellelli, hanno fornito una serie di chiarimenti importanti. Hanno spiegato che il resort si trovava in un'area a forte rischio, «da considerare zona blu se non rossa e in ogni caso degna di attenzione», fissando un punto sul fatto che l'albergo non avrebbe dovuto trovarsi ai piedi di quel canalone o comunque non avrebbe dovuto essere aperto in un periodo caratterizzato dal maltempo e da significativi accumuli di neve.
«A nostro avviso - hanno evidenziato inoltre gli esperti - l'esercizio dell'hotel era legato al fatto che la strada che conduceva al resort fosse sgombera dalla neve». Circostanza che chiama in causa le responsabilità della proprietà dell'albergo, ma che sembra soprattutto appesantire le posizioni della Provincia di Pescara e del Comune di Farindola, che avevano competenza su quelle strade. Il 18 gennaio del 2017, data della tragedia, il resort era isolato a causa della neve. Dall'hotel, fin dalla mattina, arrivarono numerose richieste di aiuto e gli ospiti espressero a più riprese la volontà di lasciare la struttura. I mezzi della Provincia però non erano disponibili, la turbina che avrebbe dovuto essere impiegata per liberare la strada era rotta e nessuno fece nulla.
«Alla luce del quadro esaminato - hanno detto in aula i periti - si sarebbe dovuto comunque intervenire, chiedendo aiuto ad altri ed in particolare all'Anas».
Al riguardo, nel corso dell'udienza di ieri, alcuni avvocati di parte civile hanno provato a ribaltare il quadro, chiedendo al giudice di acquisire una sentenza del tribunale civile di Milano che, nell'ambito di un'azione legale intentata dalla società proprietaria del resort contro una compagnia assicurativa, ha sancito che la valanga non fu innescata dalle scosse di terremoto. Il gup Sarandrea tuttavia ha rigettato la richiesta, mentre ammesso la richiesta della Procura e di alcune parti civili, che hanno depositato una serie di osservazioni alla perizia curate dai propri consulenti.