La Procura di Pescara ha aperto un fascicolo sul caso di Diana Di Meo, studentessa pescarese di 22 anni e arbitro di calcio, che nei giorni scorsi è finita al centro delle cronache nazionali dopo avere denunciato pubblicamente, tramite i social, di essere stata vittima di revenge porn, ovvero della diffusione di video a carattere sessuale senza il consenso dell’interessato. L’ipotesi di reato, per il momento a carico di ignoti, è proprio quella prevista dall’articolo 312 ter, ovvero illecita diffusione di immagini a contenuto sessualmente esplicito, destinate a rimanere private, senza il consenso delle persone interessate.
Si tratta di una fattispecie di reato che rientra nel cosiddetto codice rosso e che prevede per i responsabili pene da uno a sei anni di reclusione, oltre ad una multa fino a 15mila euro.
Di Meo ha consegnato agli agenti anche il telefono con i video, che ora dovranno essere esaminati dagli inquirenti. La ragazza nei prossimi giorni sarà ascoltata nuovamente negli uffici della Procura. Al momento non è ancora chiaro chi possa avere diffuso i video, per quale motivo e in che modo sia riuscito nel suo intento. Una delle ipotesi in ballo, ancora tutta da verificare, è che il telefono della vittima sia stato hackerato.
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