Teramo, rapinato in casa l'atleta disabile Durantini

Teramo, rapinato in casa l'atleta disabile Durantini
di Teodora Poeta
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Mercoledì 4 Maggio 2022, 08:22

«E’ andata bene perché comunque non mi hanno fatto del male». A parlare, nonostante sia ancora molto provato da quanto accaduto, è il 53enne di Castiglione Messer Raimondo Fabrizio Durantini, un volto noto in provincia ma anche fuori perché per molti anni è stato giocatore e poi collaboratore tecnico dell’Amicacci Giulianova e ora è responsabile del settore sportivo della squadra di pallacanestro in carrozzina Fly sport Inail Molise.

E’ lui il disabile rapinato in casa da tre malviventi ancora sconosciuti. Ieri sul posto sono tornati gli agenti del Commissariato di Atri, insieme ai colleghi della Scientifica, per raccogliere ulteriori elementi utili per poter risalire all’identità dei rapinatori in fuga. «Ho avuto paura in quel momento, ma ho la mia famiglia vicino e adesso cerchiamo tutti di non pensarci a quello che è successo», dice. Fabrizio è un grande sportivo, è abituato a mettersi sempre in gioco e ad affrontare nuove sfide.

Domenica, pomeriggio, però, non si sarebbe mai aspettato di ritrovarsi di fronte, in casa sua, mentre era solo, tre sconosciuti travisati con le mascherine chirurgiche e i guanti che lo hanno minacciato con un cacciavite per farsi consegnare i soldi e quella collanina d’oro che portava al collo. Probabilmente, come ipotizzano gli stessi investigatori, neanche i tre si aspettavano di trovare Fabrizio in casa dopo essere entrati da una finestra dall’appartamento al piano terra dove vive suo fratello.

Una palazzina familiare con più appartamenti sulla statale, "a 200 metri di distanza dai vicini", che non ha fatto desistere i rapinatori dal tentare il colpo in pieno giorno, erano all’incirca le 14.30 di domenica. A quell’ora fortunatamente in casa non c’era neanche sua madre che vive con lui. Nessuno, solo Fabrizio, rimasto a guardare una partita in televisione, la sua passione.

Il bottino ammonta a 250 euro in contanti, custoditi nella cassaforte che i tre hanno aperto facendosela indicare dal 53enne sotto minaccia, e l’oro custodito al suo interno il cui valore è ancora da quantificare. «Con le cose che mi hanno portato via vivo lo stesso – commenta Fabrizio -. La cosa più importante è che non mi hanno fatto del male». Secondo quanto avrebbe riferito ai poliziotti almeno due di quei malviventi avevano un accento locale, anche se non si può escludere un camuffamento, e questo farebbe ipotizzare una precisa pista. Al momento gli investigatori stanno ascoltando anche i vicini di casa che sono subito accorsi in aiuto sentendo le urla e stanno acquisendo tutte le riprese delle telecamere di videosorveglianza della zona per tentare di recuperare immagini che possano aiutarli ad acciuffare chi non si è fatto scrupolo di minacciare e rapinare un uomo costretto su una sedia a rotelle. 

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