Profughi, gli ucraini all'Unhcr: «Non vogliamo lasciare l'Abruzzo». E parte la diffida

Gli ucraini all'Unhcr: «Non vogliamo lasciare l'Abruzzo». E parte la diffida
di Tito Di Persio
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Giovedì 26 Gennaio 2023, 08:59 - Ultimo aggiornamento: 10:13

 Accoglienza, nel giorno in cui i profughi ucraini presentano una diffida riguardo al regime di protezione che vorrebbe essere cancellato, da Roma arriva una delegazione dell'Unhcr, l'Agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati, per ascoltare le ragioni degli sfollati.


Le due questioni anche se distinte, si incrociano. La prima riguarda il trasferimento di donne, bambini e invalidi dall'Adria Beach hotel di Alba Adriatica, in provincia di Teramo, alle strutture del terzo settore in Campania e Puglia. Parte degli ucraini già trasferiti, è stata costretta ad abbandonare «l'Italia per la Romania», così hanno detto «per problemi igienico sanitari delle strutture offerte». Sentono come un'ingiustizia dover lasciare l'albergo di Alba, dopo quasi un anno di permanenza, per soluzioni in altre regioni che ritengono «inadeguate», così 51 profughi alloggiati all'Adria hotel si sono rivolti agli avvocati Gloria e Francesco Ciabattoni, di Ascoli Piceno, per iniziare una battaglia per i loro diritti di rifugiati.

Ieri è partita la diffida «a non attuare la cancellazione dei profughi ucraini, in regime di protezione temporanea, dal programma di accoglienza presso l'attuale struttura alberghiera in cui sono accolti» si legge sul documento inviato alla prefettura di Teramo, al Ministero dell'Interno dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione, al presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio, al dipartimento della Protezione civile Abruzzo. Nella diffida si legge: «I profughi riferiscono di insistenti iniziative della Protezione, tese alla sottoscrizione dell'allegato C (se le persone si rifiutano di spostarsi in strutture di accoglienza messe a loro disposizione, cesserebbe automaticamente la possibilità di usufruire dell'accoglienza finanziata dallo Stato, ndr)».

Il rifiuto c'è stato, per le condizioni di precarietà delle abitazioni proposte dalla Protezione civile.

Ma gli ucraini hanno anche travato una soluzione alternativa da proporre, al posto del trasloco forzato: l'albergatrice, di legge sempre nella diffida, si è resa «disponibile a praticare lo stesso trattamento economico dei centri Cas-Sai» e a continuare a ospitare gli ucraini.

Svetlana, una delle due rappresentanti Unhcr ieri ad Alba, dice: «Prima di arrivare qui ho visitato tutti e dieci indirizzi che mi ha fornito la protezione civile dove si sarebbero dovuti trasferire i profughi di questa struttura. Alcuni indirizzi nel Foggiano non esistevano e in Campania le strutture non rispettavano gli standard delle norme igienico sanitarie. Molto belli, invece, i quattro appartamenti a pochi chilometri da Lucera. Ho ascoltato le ragioni degli ucraini che hanno rifiutato il trasferimento e per il fine settimana presenterò la mia relazione all'Onu».
 

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