Vibrata, tenta di gettarsi dal ponte dei suicidi: «L'ho vista e afferrata con forza». Il caso in tv

Vibrata, tenta di gettarsi dal ponte dei suicidi: «L'ho vista e afferrata con forza». Marcello Marcellini, a destra, con i fratelli
di Francesco Marcozzi
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Lunedì 20 Gennaio 2020, 20:08 - Ultimo aggiornamento: 20:30
Aveva tenuto il fatto segreto per più di due anni. Ne erano a con conoscenza solo i familiari ma qualcuno ha deciso di rendere pubblico l’accaduto e così Marcello Marcellini, 54 anni, agente in attività finanziaria, originari di Napole e residente a Giualinova, è salito agli onori della cronaca con la trasmissione “Italia s’” di Marco Liorni che va in onda il sabato su Rai 1. Marcellini è stato il protagonista di una bella storia, il salvataggio di una donna che stava per gettarsi dal ponte sul Salinello. «Stavo andando a San Benedetto con mio figlio - racconta - E ho superato un’auto che si era fermata sul ponte, ma non mi era sembrato fosse per un guasto e dallo specchietto retrovisore ho notato la sagoma di una donna che si stava arrampicando alla rete anti suicidi, disposta dalla società autostrade ed ho capito che cosa stava per succedere. Ho detto a mio figlio “dobbiamo tornare subito indietro”, ma non era facile perché ho dovuto percorrere i 300 metri che mi separavano dall’auto della donna a marcia indietro, rischiando e creando problemi a chi in quel momento stava attraversando il ponte. È stato davvero rischioso con auto e Tir che mi sorpassavano e suonavano».

E poi quando sei arrivato sul posto? «La donna era già arrampicata sulla rete e si teneva ancora con le mani e io l’ho afferrata per le gambe assieme a mio figlio, ma lui non si staccava e gridava: “Vi prego lasciatemi stare, voglio morire”. Alla fine ha mollato la presa ed è scivolata tra le nostre braccia. L’ho sistemata sulla mia auto mentre lei piangeva e ci rimproverava per quello che avevamo fatto. Lì ho capito veramente che cosa sia la disperazione. Le ho fatto bere dell’acqua, l’ho calmata e sono andato verso il casello Val Vibrata, mentre mio figlio era al volante della sua auto. Una volta lì abbiamo chiamato il 118 e la polizia stradale. Per lei non è stato necessario il ricovero, è bastata la visita del personale sanitario». E i poliziotti? «Mi hanno fatto i complimenti, ma mi hanno ammonito: «Ma si rende conto di quello che ha fatto, cosa ha rischiato, comunque bravo lo stesso». Con lei che è tornata a casa con i familiari arrivati al casello, ci siamo sentiti spesso e lei oggi mi ringrazia ed io ogni volta che lo fa mi rendo conto di aver fatto una buona azione. Ho promesso che non avrei mai reso pubbliche le sue generalità e così ho sempre fatto anche adesso che l’accaduto è diventato di dominio pubblico».
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