Pietro Di Tillio, un pescarese su Marte: «Farò le prove generali della vita nello spazio»

Il geologo scelto dalla Nasa per la prima fase di preparazione allo sbarco sul Pianeta rosso

Pietro Di Tillio, un pescarese su Marte: «Farò le prove generali della vita nello spazio»
di Dom Serafini e Giovanni Sgardi
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Martedì 28 Dicembre 2021, 06:42 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 17:26

Da Pescara a Houston, selezionato dalla Nasa con altri cinque candidati per partecipare al programma Hera. Resterà isolato per 45 giorni in una bolla terrestre che ricrea una missione su Marte. «Sulla mia tuta, accanto al simbolo dell'agenzia aerospaziale americana, ho aggiunto una bandiera italiana. Sono fiero delle mie origini abruzzesi», racconta Pietro Di Tillio. Laurea in geologia all'università di Chieti, negli Usa dal 2012, per arrivare alle stelle Di Tillio non ha avuto paura di cominciare dal basso. «Io e mio marito abbiamo fatto tanti lavori negli Stati Uniti, anche commessi di supermercato, e abbiamo sempre difeso la nostra italianità», dice la moglie Angela Rapino, che con un blog promuove la loro regione.

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Ora la Nasa le ha aperto le porte, Di Tillio.
«Nell'estate del 2020, navigando sul sito dell'agenzia aerospaziale, ho visto che cercavano volontari per alcune missioni di ricerca da effettuare a terra. Cosi ho fatto richiesta per compiere questo studio volto a simulare in un habitat, nello Johnson space center di Houston, missioni di viaggio verso Marte o la sua luna (Phobos), studiandone vari aspetti fisici e psicologici. Ho sempre avuto grande interesse per lo spazio, i pianeti e l'universo, la Nasa è la principale realtà mondiale in questo campo. Nel mio piano di studi all'università D'Annunzio ho approfondito la geologia e la fisica dei pianeti del nostro sistema solare, degli asteroidi in volo nello spazio e di quelli che hanno impattato la terra nel corso delle varie ere geologiche».
La concorrenza era molto agguerrita.
«Sono arrivate migliaia di domande.

Sono stato selezionato per i due screening preliminari, con test psicologici, fisici, metabolici e visivi, per valutare la sensibilità all'utilizzo di visori per la realtà virtuale che verranno usati durante la missione. Nella seconda fase eravamo in 24, di cui solo 6 selezionati (4 membri dell'equipaggio e due riserve). Io sono stato scelto come candidato principale del programma Hera insieme ad altri 3 partecipanti. Nonostante sia una simulazione a terra di una missione nello spazio, gli scienziati Nasa cercano candidati che siano simili agli astronauti per ottenere risultati molto accurati dalla ricerca. Oltre alle caratteristiche fisiche è necessaria anche una buona preparazione mentale per effettuare i 45 giorni in isolamento nell'habitat che inizieranno il 28 gennaio 2022».

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Con Angela e vostro figlio Giorgio potrà parlare solo una volta alla settimana.
«Non sarà facile ma questo è uno degli aspetti psicologici studiati nella ricerca. La reazione all'isolamento, alla lontananza dalla famiglia, che saluterò il 9 gennaio quando partirò per Houston, e alla mancanza di comunicazione frequente. Parlerò con loro una decina di minuti ogni volta, con l'aggiunta di graduali ritardi nella comunicazione durante la missione volti a simulare l'allontanamento progressivo dalla terra. Si arriverà a un massimo di 5 minuti di ritardo durante la comunicazione anche con la Mission control a terra, per eliminare un punto di riferimento e farci prendere decisioni sotto stress. Se dico ciao come state, il segnale ad Angela e Giorgio arriverà dopo 5 minuti e la loro risposta mi arriverà con 5 minuti di ritardo, per un totale di 10 minuti di buio».
Hera è il primo passo verso un suo vero viaggio nello spazio?
«Già questo è un pezzo di sogno che si concretizza. Mi rende orgoglioso il fatto che tra dieci anni, quando la Nasa inizierà a lanciare le missioni ufficiali verso Marte, avrò contribuito nel mio piccolo alla realizzazione di questo evento. Per quanto riguarda un futuro volo spaziale, è ciò che davvero vorrei realizzare. Ho fatto anche domanda come astronauta, alle proprie aspirazioni non bisogna mai porre limiti».

 

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