Erano state proprie le notizie di stampa sullo studio sulla fauna ittica del fiume Pescara, riferito ai pesci e ai macroinvertebrati campionati nel 2015, a riportare l'attenzione sul problema della bonifica delle discariche dei veleni di Bussi, sul quale dopo il fallimento dell'accordo di programma, era calato il silenzio. Fino ai giorni scorsi, quando è arrivata la bomba del mercurio rinvenuto nei pesci del fiume Pescara. Secondo lo studio, su 18 pesci campionati a valle della discarica, 6 presentavano una quantità di mercurio superiore al quella consentita dalla legge. Ancora più grave la situazione a Bussi (1 su 3) e a Manoppello (5 su 15). A monte di Bussi, invece, non erano stati registrati nei pesci valori superiori alla norma.
«Alleluja - commenta Augusto De Forum H2O. Il Ministero afferma di aver appreso dalla stampa l'esistenza di tale situazione e ha chiesto la documentazione. Abbiamo inoltrato lo studio integrale assieme alla richiesta di allargare la platea degli invitati. C'è voluto, purtroppo, il ritrovamento del mercurio nei pesci della Val Pescara per risvegliare dal torpore il Ministero. A parte la necessità di varare provvedimenti emergenziali come il divieto di pesca a fini alimentari, ribadiremo al Ministero che la bonifica deve partire immediatamente secondo il principio chi inquina paga. Auspichiamo che tutti i sindaci del territorio assicurino la propria presenza in considerazione della delicatezza della vicenda». Per il sindaco di Bussi, Salvatore Lagatta, la notizia del mercurio nei pesci era stata l'occasione per rimarcare il silenzio calato sul caso Bussi dopo il fallimento dell'accordo di programma che, tra l'altro, prevedeva la bonifica delle discariche 2A e 2B. Gara europea compresa.
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