È una serie tivù mal digerita, una storia brutta di agguati, vendette e difesa-fai-da-te. Senza regole e senza senso. E solo per fortuna senza un finale peggiore. Ci hanno messo meno di una giornata gli uomini della squadra mobile, diretti da Gianluca Di Frischia, a mettere insieme il quadro che ha portato alla rissa e all'accoltellamento di uno studente fuori dai cancelli dell'Istituto Tito Acerbo di Pescara.
Le dichiarazioni di alcuni dei ragazzi presenti allo scontro, incastrati con le riprese delle telecamere di videosorveglianza di alcuni privati della zona, ma anche dalle foto scattate con i cellulari, hanno blindato la ricostruzione degli eventi. Che si sono verificati nell'arco di pochissimi minuti, ma sono la coda di una situazione che messasi in moto da tempo. E che nel pomeriggio di ieri, anche in costanza di indagine, non si è fermata, con uno scambio continuo di minacce e insulti sui social. Tutti monitorati dalla squadra mobile.
Perché la vicenda del Tito Acerbo unita ad altri eventi che si sono verificati di recenti nelle strade della città ha fatto alzare immediatamente l'asticella dei controlli. Che già da oggi sono stati attivati in alcune zone considerate più sensibili. Ieri il dirigente della mobile Gianluca Di Frischia ha effettuato controlli all'interno dell'Acerbo e ha avuto un colloquio con il preside.
I nomi e i volti di chi ha partecipato alla rissa di giovedì pomeriggio sono ormai noti e assodati: alcuni ragazzi sono stati già ascoltati alla presenza dei genitori, per la gran parte stravolti da una situazione che evidentemente è sfuggita di mano.
La ricostruzione ha più o meno queste coordinate: la discussione nasce all'interno della scuola e non è recente.
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