Pescara, sparatoria in centro fuori dal bar: un morto e un ferito gravissimo, killer in fuga

L’assassino è arrivato con un motorino e indossava il casco. Forse aveva un complice

Pescara, sparatoria in centro fuori dal bar: un morto e un ferito grave, aggressore in fuga
di Patrizia Pennella e Paolo Vercesi
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Lunedì 1 Agosto 2022, 20:23 - Ultimo aggiornamento: 2 Agosto, 09:07

Quattro colpi di pistola in sequenza, almeno due vanno a segno. Una persona resta a terra senza vita e un’altra verrà trasportata di lì a poco in gravissime condizioni all’ospedale. La calda serata estiva di Pescara si tinge di sangue e i dettagli stavolta raccontano di una vera e propria esecuzione. Scena del crimine il Bar del Parco, in via Ravasco, zona nord della città, quella delle residenze eleganti e dell’ex corridoio verde, strada aperta solo a pedoni e biciclette.

Sono circa le 20, l’ora dell’aperitivo, quando un uomo parcheggia uno scooter in via Ravasco e a piedi, lentamente e senza togliersi il casco, raggiunge il bar e accede direttamente alla veranda del locale dove il titolare Antonio Corradi e la moglie Loredana stanno servendo i clienti.

L’uomo si dirige dritto verso un tavolo con due persone in attesa di una pizza, in un attimo estrae l’arma e fa fuoco sparando più colpi, poi si dilegua in silenzio così com’era arrivato. Dei ragazzi in bicicletta se lo trovano davanti, «era vestito di nero», e avvisano la gente nei dintorni di mettersi al riparo. Al Kidland, locale ad un passo dal bar, è in corso una festa affollata di bambini, gli spari vengono sentiti distintamente e il panico si diffonde tra mamme che gridano e piccoli in cerca di riparo. L’uomo avrebbe agito da solo ma neppure si può escludere la presenza di complici. 

 

Sul pavimento del bar restano due corpi insanguinati. E’ la moglie del titolare, nascosta sotto un tavolino terrorizzata così come le altre persone in sala, a chiamare per telefono i soccorsi e subito la zona s’illumina dei lampeggianti di ambulanze, volanti di polizia e gazzelle dei carabinieri. Arriva tra i primi il vicesindaco Gianni Santilli che abita nel condominio di fronte al bar: «C’è una persona morta, vedo il corpo è coperto da un telo bianco, un’altra è stata portata al pronto soccorso» commenta atterrito.

L’arrivo del questore Liguori e del colonnello Barbera, comandante provinciale dei carabinieri, segna i contorni di un fatto criminoso assolutamente fuori dall’ordinario. Sul posto anche il procuratore capo Bellelli, il comandante della polizia locale Palestini, il dirigente della Digos Cosentino, quelli della Mobile, Di Frischia, e dele Volanti, Varrasso.

LE INDAGINI 

L’ipotesi iniziale è che si tratti di due stranieri dell’Est, ma dura poco: le vittime sono del posto, confermano gli investigatori. Poco più tardi arrivano i riscontri sulla loro identità: il morto è Walter Albi, un noto architetto di Francavilla, il ferito Luca Cavallito di Pescara. «Cavallito è il figlio di un vecchio calciatore del Pescara calcio» dice chi lo conosce, «Albi era una persona stimata, in Brasile aveva trovato l’amore della sua vita ed era diventato papà di una bambina» racconta un collega architetto. Mentre si parla di «operazione d’urgenza» per il ferito comincia a circolare la voce che anche Cavallito non ce l’abbia fatta. Dalle fonti ufficiali nessuna conferma.

Nessun dubbio che quello di ieri sera sia stato un efferato regolamento di conti in un contesto di criminalità locale, «c’è dietro una questione di droga» commentano investigatori e politici ma per ora si tratta solo di supposizioni. Di sicuro niente a che vedere con la follia di un turista che il 10 aprile ha scaricato la pistola addosso a un giovane cuoco di arrosticini lasaciandolo paralizzato. Stavolta è diverso, si tratta di un fatto allarmante e inquietante che per modalità riporta i pescaresi indietro di dieci anni, cioè all’omicidio di Italo Ceci, ex della Banda Battestini, freddato con tre colpi calibro 38 il 20 gennaio 2012. Sconvolto il sindaco Carlo Masci: «Un fatto angosciante e drammatico, che fa riflettere. Dalle modalità di esecuzione sembra un regolamento di conti. È raccapricciante quanto accaduto e impone un livello di allerta e di guardia più alto. Tutto questo fa pensare a un salto di qualità della criminalità».
 

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