Montesilvano, i profughi ucraini: «Non mandateci via». Appello a Giorgia Meloni e a Marsilio

Cento le persone interessate, tra cui 35 bambini

I profughi ucraini aiutano a ripulire la pineta di Montesilvano
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Domenica 13 Novembre 2022, 16:40 - Ultimo aggiornamento: 18:44

Appello al premier Giorgia Meloni dei profughi ucraini accolti in un albergo di Montesilvano, in provincia di Pescara, e prossimi al trasferimento in Campania. «Non cacciateci», dice la lettera aperta inviata anche al governatore d’Abruzzo, Marco Marsilio, al sindaco di Montesilvano, Ottavio De Martinis, al prefetto di Pescara, Giancarlo Di Vincenzo e al presidente della protezione civile, Mauro Casinghini.

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Nel loro appello  parlano di perfetta integrazione, a scuola come nelle comunità abruzzese, i 100 ucraini tra cui  35 bambini. «Crudeltà a crudeltà». Questo sentono nel loro cuore  da quando sono stati pre allertati per essere trasferiti in Campania, lontano dall'Abruzzo, dal loro centro di prima accoglienza, l'hotel Excelsior di Montesilvano. Si tratta prevalentemente di donne e bambini (alcuni in tenerissima età) ai quali, nel mese di maggio, si sono aggiunti un discreto numero di rifugiati provenienti dalla città martire ucraina di Mariupol.  In uno sforzo collettivo che solo lo spirito di accoglienza italiano è capace di fare (autorità regionali e locali, protezione civile e aiuto di numerosi volontari residenti), si è riusciti ad inserire tutti i bambini nel percorso scolastico, a completare il programma vaccinale dei profughi, a iscriverli al Servizio sanitario nazionale, fornendo loro un medico di base, assistenza e orientamento per l'acquisizione del permesso di soggiorno temporaneo e del codice fiscale,  e ancora mediatori linguistici, corsi gratuiti per l'insegnamento della lingua italiana.

Poi sono arrivati l'inserimento lavorativo, gli stage. Diversi ucraini hanno trovato una piccola occupazione nei locali della costa pescarese oppure in casa delle famiglie del posto come badanti e baby sitter al solo scopo, dicono, «di poter avere piccole risorse per le esigenze di vita quotidiana». Dopo otto mesi hanno raggiunto una situazione di relativa «tranquillità e serenità», pur essendo preoccupati per il loro futuro e per quanto sta accadendo nel loro Paese dove hanno lasciato tutto:affetti e casa. Quasi tutte le donne ucraine hanno mariti o padri impegnati nelle operazioni di guerra. Ci sono bambini che, purtroppo, non vedono i loro papà  da più di otto mesi.

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Purtroppo, in seguito delle disposizioni introdotte dal Decreto Legge n. 21/2022 e della recente ordinanza della Protezione Civile n. 937 del 20/10/2022, è stata sancita la cessazione, entro il prossimo 27 novembre, dell'accoglienza alberghiera, con dirottamento negli hotspot fuori dalla regione Abruzzo in strutture che, per quanto è stato possibile già verificare, appaiono a volte inidonee ad accogliere  donne e bambini. Alcuni profughi trasferiti in Campana sono tornati nel teramano dopo aver accertato inidoneità del centro campano. L'intento oggi è quello di  ridurre il costo pro capite dei rifugiati a 33 euro. E l'assistenza sanitaria, linguistica e legale? Una prospettiva che spaventa  i profughi di Montesilvano e tutto il gruppo di volontari che hanno assistito la comunità ucraina ospitata nell'albergo Excelsior, dove sono stati accolti fino a  170 profughi.

Gli ucraini di Montesilvano chiedono che sia «mantenuta l'attuale collocazione alberghiera, in quanto lo spostamento per gruppi famigliari costituirebbe ulteriore e grave pregiudizio» per queste persone, costringendole a perdere la rete di assistenza e protezione che, fino ad ora, hanno potuto godere e che si è occupata e si occupa volontariamente di loro. «Verrebbero meno le conoscenze e l'orientamento rispetto ai luoghi, così faticosamente acquisiti in questi otto mesi, le opportunità di lavoro, il senso di comunità per i minori e le persone anziane, che solo una collocazione come quella attuale, consentirebbe di preservare e mantenere ancora vivo, assistenza sanitaria compresa.  Dopo 8 mesi in un paese straniero, sotto lo stesso tetto, si diventa un'unica famiglia, soprattutto perché quella di origine è lontana migliaia di chilometri ed in guerra». Con lo spostamento dei rifugiati, i minori dovranno cambiare scuola, perderanno gli amici, il senso di comunità. «Con le famiglie italiane si è stabilito un vero e proprio legame di vita. Le madri dei bambini italiani hanno offerto una torta in occasione dei compleanni di ciascun bambino ucraino». La comunità di Montesilvano si è stretta intorno a questi profughi sia dal punto di vista economico sia morale. «Basti pensare che per le persone che provengono da Mariupol, alcune delle quali ancora oggi tremano al semplice rumore del passaggio di un elicottero o di un'ambulanza, significherebbe isolarle nuovamente dal mondo dopo che, per diversi mesi, sono state costrette in modo ininterrotto a rifugiarsi sotto degli scantinati o sotto la ormai tristemente nota Acciaieria Azov - dice un volontario di Montesilvano - Queste persone provenienti da Mariupol o da Bucha, dignitosamente, si sentono parte della comunità ucraina e cittadini del mondo».

La comunità ucraina dell’Hotel Excelsior di Montesilvano, anche a nome degli altri concittadini ospitati nelle strutture alberghiere abruzzesi, rivolge un appello al presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al governatore d’Abruzzo, Marco Marsilio, al sindaco di Montesilvano, Ottavio De Martinis, al prefetto di Pescara, Giancarlo Di Vincenzo e al presidente della Protezione Civile, Mauro Casinghini, affinché i profughi ucraini qui domiciliati - circa 100 persone tra cui non meno di 35 bambini -  possano «continuare ad usufruire dell'attuale sistema di ospitalità alberghiera che appare il più ragionevole, adeguato, idoneo, economico ed efficace modello di accoglienza; modello, esso sì, capace di garantire il rispetto dei diritti umani e delle prerogative assistenziali riconosciute dalla legislazione italiana ed internazionale in materia di protezione temporanea dei profughi di guerra».

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