Pescara, la mafia dei rom dava ordini dal carcere. Anche droga dietro le sbarre

Pescara, la mafia dei rom dava ordini dal carcere. Anche droga dietro le sbarre
di Patrizia Pennella
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Domenica 16 Aprile 2023, 09:00

Il sistema Rancitelli (Pescara) importato anche nel carcere di San Donato: flussi di droga fatti entrare nei pacchi portati dai parenti e divisi tra i detenuti disposti a pagare. Pacchi che di tanto in tanto finivano nella rete dei controlli della penitenziaria e allora si creava lo scompiglio, con relativo corredo di botte a carico di chi, tra i detenuti, era sospettato di tradire. Nessuno si era accorto, infatti, dei controlli predisposti dal Nucleo investigativo dei carabinieri. Uno dei pacchi intercettati conteneva carne imbottita con 40 grammi di hashish e 4 di cocaina. I carabinieri lo sanno e avvertono la penitenziaria che blocca tutto all'ingresso. A consegnare la roba sono i familiari del compagno di cella di Valentino Spinelli, considerato il capo dell'organizzazione che, quando il pacco viene sequestrato, cerca di fare in modo di non essere coinvolto.

In cella Spinelli ha un telefono ma non sa che è intercettato: così i carabinieri ascoltano tutte le sue manovre per convincere i genitori del compagno di cella a rilasciare false dichiarazioni alla penitenziaria. Ed incastrare così, per quella consegna, un'altra persona. Ma c'è il fondato sospetto che i due possano fare il nome di Erminia Papaccioli, moglie di Spinelli, che, minacciando e gridando, riesce a ottenere di restarne fuori: dice chiaramente alla donna che il figlio in cella potrebbe avere vita difficile. Poi, al telefono con il marito, Papaccioli si sfoga: «Gli ho detto così alla madre, gli ho detto scusami un po', tuo marito ma dove è nato? Non è del quartiere? Non sa come funziona qua le cose? Che va là a fare il nome mio, che ci risolve tuo marito? scusami un po'... E la madre è stata zitta e ha detto hai ragione' e ha detto domani ci penso io lo so io che devo io ho parlato con mio figlio e mi ha spiegato».

Nell'ordinanza il gip Marco Billi valuta così tutta la storia: «Questa vicenda appare sintomatica di quanto la forza di intimidazione del vincolo associativo sia in grado di determinare una condizione di totale assoggettamento e di omertà.

Spinelli Valentino, dal carcere, e Papaccioli Erminia non solo si avvalgono dei familiari di un altro detenuto per tentare di introdurre sostanze stupefacenti nella casa circondariale di Pescara, ma una volta scoperto il pacco con lo stupefacente, li minacciano per costringerli ad un atteggiamento omertoso. E' da rimarcare lo stupore di Papaccioli Erminia nel costatare che i genitori, pur essendo nati nel loro stesso quartiere, non sappiano autonomamente come funzionano le cose. Si tratta dello stupore nel costatare che l'assoggettamento e l'omertà ancora non possono essere dati, sempre, per scontati ma necessitano di un costante controllo, di un'assidua vigilanza e talvolta di un pronto intervento».

Numerosi i tentativi di introdurre droga che vengono bloccati grazie alle intercettazioni: i meccanismi sono ingegnosi, a volte sono pacchi alimentari con la droga nelle merendine, a volte cucita negli asciugamani. Le cose continuano ad andare male e si apre la caccia al delatore che credono di aver individuato: «Adesso non lo so cosa studieremo comunque lui si farà male, si farà tanto male. Perché ha fatto troppi guai Ha fatto una frega di casino, ha fatto prendere altra galera sulla galera alla gente che ha sfregiato ha mangiato e bevuto insieme a noi, non gli abbiamo fatto mancare niente l'abbiamo trattato come un fratello piccolo un mammoccetto, l'abbiamo trattato sai come e mo si fa male».
 

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