Mafia rom e sistema Rancitelli, i figli minori tolti alle famiglie coinvolte nell’inchiesta

L’intervento del tribunale minorile in seguito ai venti arresti eseguiti ad aprile dalla Dda Una decina di bambini e adolescenti affidati a strutture di accoglienza in Abruzzo e fuori. Il provvedimento mira a rompere la relazione con ambienti dominati da codici e regole della criminalità organizzata

Mafia rom e sistema Rancitelli, i figli minori tolti alle famiglie coinvolte nell inchiesta
di Paolo Mastri
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Giovedì 1 Giugno 2023, 10:18

È una fase due dolorosa, ma necessaria e nell’auspicio degli inquirenti si spera persino utile, dell’inchiesta che il 13 aprile scorso ha decapitato la cupola delle famiglie rom che controllano il sistema Rancitelli a Pescara. Tutti i figli minori delle venti persone finite in carcere per impulso della Direzione distrettuale antimafia sono stati allontanati dai genitori e affidati in via temporanea a case famiglia in Abruzzo e anche fuori regione, sia pure nel rispetto del principio di prossimità previsto dalla legge 149. L’intervento del tribunale dei minorenni riguarda una decina di soggetti, alcuni anche piccolissimi, e prende atto della difficoltà delle famiglie, in qualche caso con entrambi i coniugi o i parenti più prossimi detenuti, di provvedere alla crescita e all’educazione del minore nell’ambito familiare, come previsto dalla norma base della legge. Ma mira anche, di fronte alla gravità delle ipotesi di reato elencate nell’ordinanza di custodia cautelare scaturita da due anni di indagine dei carabinieri di Pescara, a rompere la relazione con ambienti familiari ormai dominati da regole interne e codici tipici della criminalità organizzata.


LA BONIFICA
È, sul piano sociale, una misura per molti versi assimilabile alla bonifica urbanistica avviata con la decisione di demolire del Ferro di cavallo, il complesso popolare di via Tavo divenuto nel tempo un autentico fortino della droga sotto il controllo ferreo delle famiglie legate al ceppo Spinelli-Di Pietrantonio.
La crescita di bambini e adolescenti in un contesto così connotato, come dimostrano i numerosi precedenti di impiego come vedette a guardia del fortino, quando non direttamente nell’attività di spaccio di droga equivale a segnare il destino di intere generazioni fin dall’età più tenera. A confermarlo è il dato parallelo della dispersione scolastica che si registra, storicamente, nella periferia ovest di Pescara. C’è, nell’ordinanza della Dda dell’Aquila, un episodio che sicuramente ha influito nella decisione del tribunale dei minori: le minacce rivolte alla preside a una professoressa della scuola dai Rancitelli dalla moglie di uno degli esponenti di spicco della famiglia Spinelli: «Eh che gli ha acchiappato a ’sta professoressa? mo vengo là a scuola, digli che la butto di sotto a lei e alla preside.

Sto a veni’, due secondi. Oh che già prepara la pattuglia fuori perché mo la trito ’sta preside». Insomma, anche quando i ragazzi a scuola ci vanno, il clima complessivo non è quello ideale.


LA PROCEDURA
Il provvedimento del tribunale dei minori, presieduto dalla giudice Cecilia Angrisano, accoglie la richiesta della procura minorile, chiamata in casi del genere a valutare l’interesse preminente dei bambini vittime indirette delle vicissitudini giudiziarie dei genitori. È l’articolo due della legge 149 a prevedere, in situazioni di urgenza, la possibilità di bypassare i rimedi di tipo sociale affidati a Comuni e servizi sociali, disponendo l’affidamento dei minori in case famiglia. La misura ha una durata massima di 24 mesi, prorogabili in base a due valutazioni specifiche: la possibilità di recupero della famiglia di origine o, in alternativa, il prevalente interesse del minore a restarne separato. In via provvisoria, la potestà genitoriale sospesa viene esercitata dai responsabili della struttura di accoglienza, in attesa della nomina di un tutore. Si tratta, nel complesso, di interventi di supplenza da ponderare con estrema cautela, tenendo sempre ferma la bussola sulla tutela di personalità in formazione esposte a molteplici turbative del corretto processo di educazione e crescita.
 

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