Alfonso Ardizzi: «Il Covid di in anno fa mi ha segnato, molti ancora sottovalutano la malattia»

Alfonso Ardizzi mentre dona il plasma Alfonso Arditti: «Il Covid di in anno fa mi ha segnato, molti ancora sottovalutano la malattia» (foto Max Schiazza)
di Alessandra Di Filippo
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Martedì 2 Marzo 2021, 09:07 - Ultimo aggiornamento: 09:10


Esattamente un anno fa, proprio in questi giorni, all'ospedale civile di Pescara veniva ricoverato il primo paziente affetto da Covid-19. Il paziente 1 era Alfonso Ardizzi, agente di commercio di 49 anni, residente a San Giovanni Teatino. Ardizzi, che è anche vice presidente abruzzese e consigliere nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico, è stato poi in assoluto anche il primo guarito in Abruzzo ed il primo ad aver donato il plasma iperimmune. «Ricordo – dice Ardizzi – che quando sono entrato in ospedale ero solo. Ero l'unico paziente con il coronavirus, quando sono uscito, dopo 12 giorni, il reparto di Malattie Infettive, diretto dal professor Parruti, era pieno».

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E all'epoca forse nessuno si sarebbe immaginato che, dopo 12 mesi, la situazione a Pescara e nell'intera area metropolitana potesse addirittura peggiore e diventare una delle più critiche a livello nazionale. «Quando mi sono ammalato io – racconta Ardizzi – del Covid si parlava, ma i casi erano ancora pochi almeno qui da noi. Io l'ho preso durante un viaggio di lavoro nel Nord Italia. Ero stato in Liguria a tenere un corso, poi a Padova e Vicenza. Già sulla strada del ritorno, ho iniziato a stare male, poi arrivato a casa ho cominciato ad avere febbre alta e così per cinque giorni. Nessuno però pensava potesse trattarsi di Covid. Si riteneva semplicemente che fosse influenza. Dal momento che non passava, sono andato quindi in ospedale e lì ho scoperto di aver contratto il virus. Ricordo che per giorni non avevo le forze. Non riuscivo a fare nulla, neppure a mangiare o a tenere il telefonino in mano. Ancora adesso – fa presente –, nonostante sia sempre stato una persona sana, mi porto dietro le conseguenze. Dopo un anno, non posso dire di sentirmi al 100 per cento. Per otto-nove mesi ho avuto problemi respiratori, affanno, fatica anche dopo aver fatto una semplice passeggiata. Insomma, è una malattia che non va sottovalutata. Mi dispiace constatare invece – continua – che in tanti in questo momento lo fanno; non si rendono conto o fanno finta. Qualche settimana fa, sono stato in centro a Pescara e mi ha fatto male vedere gente in giro, molti senza mascherina o con la mascherina abbassata.

Il livello di guardia si è troppo abbassato. Così – sottolinea – non ce la possiamo fare. Possiamo allontanare da noi questo virus, solo se ci proteggiamo e stiamo attenti. Bastano delle semplici precauzioni. Mantenendo il distanziamento e con degli accorgimenti, un anno fa io e mia moglie abbiamo evitato che lei si contagiasse anche se – ripeto – all'inizio si pensava che la mia fosse influenza».

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In questo momento, il pensiero di Ardizzi è per medici e gli infermieri del Santo Spirito. «Di quei giorni in ospedale – spiega – mi è rimasta impressa nella mente la loro stanchezza. Non potevo vedergli negli occhi e in viso perché erano completamente bardati, ma la loro fatica immane si percepiva. Ed oggi mi dispiace che la situazione non sia affatto cambiata. Spero prima o poi di riuscire a ringraziarli. Così come ringrazio il professor Parruti. Fu proprio lui, una volta guarito, a telefonarmi per chiedermi se ero disposto a donare il mio plasma. Io ho detto subito di sì, mi sono sottoposto agli accertamenti e per fortuna sono risultato idoneo. La mia è stata la prima donazione di plasma iperimmune. Una soddisfazione enorme al solo pensiero di poter aiutare qualcuno a sconfiggere questo virus”

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