Mare, concessioni a bando: balneari in rivolta. «Mappare subito la costa»

Mare, concessioni a bando: balneari in rivolta. «Mappare subito la costa»
di Vito de Luca
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Mercoledì 16 Febbraio 2022, 10:04

Stop al regime di proroga, come stabilito dalla sentenza del Consiglio di Stato del novembre scorso tanto che le proroghe si chiuderanno a fine 2023 e le nuove concessioni balneari saranno messe a gara a partire dal 2024. Così è stato ribadito ieri a Consiglio dei ministri in corso, che sul tavolo nel pomeriggio ha portato la questione dei balneari, ora però sul piede di guerra, tanto da aver annunciato manifestazioni nazionali. Un clima in cui anche i partiti politici hanno chiesto più tempo, tanto che il Cdm è stato sospeso dopo mezz’ora, per dar modo di far circolare le bozze del disegno di legge, per eventuali rimodulazioni.

Concessioni balneari, stop alla proroga: in gara dal 2024


L’ASSEMBLEA A Pescara, ha intanto annunciato Riccardo Padovano, presidente del Sib Abruzzo, il sindacato del balneari italiani, «il 28 febbraio organizzeremo un’assemblea in Comune di Pescara per far sentire le nostre ragioni». Il testo del governo prevede una norma ad hoc secondo la quale - come era stato anticipato nei mesi scorsi in alcuni incontri che si erano tenuti tra i balneari della costa pescarese e alcuni parlamentari - per avere la concessione sia necessario dimostrare di migliorare il servizio, con l’intento di aiutare gli investimenti, stimolarli e tutelare chi li ha fatti. Una specifica salvaguardia è stata stabilita dal governo, riservata agli «interessi legittimi» dei proprietari dei piccoli stabilimenti. Tuttavia, altro si sarebbe dovuto fare, secondo i rappresentanti del settore. Come per Cristiano Tomei, responsabile nazionale di Cna Balneari, dal 2016 a Roma dopo tanti anni passati in Abruzzo, sempre come responsabile dei balneari per la Cna, la Confederazione nazionale degli artigiani. In ballo, dice, «in Abruzzo ci sono 600 piccole imprese balneari, che in Italia sono invece pari a 30 mila. Noi siamo preoccupati – prosegue - perché si tratta di famiglie che hanno investito e che rischierebbero di ritrovarsi sostituite da altre imprese in seguito ai bandi previsti dall’Unione europea. Tra l’altro, faccio notare che si dovrebbe tenere conto anche della sentenza del Consiglio di Stato del 13 gennaio scorso, in cui si è stabilito che alla direttiva europea Bolkestein non dovrebbero essere sottoposte quelle concessioni sorte prima di essa. Il governo dovrebbe monitorare tutta la costa anche per scattare una “fotografia” sullo stato dell’arte, con l’obiettivo di individuare nuovi spazi per nuove concessioni balneari da assegnare con i bandi europei.

Con la fretta non si conclude bene nulla e lo scopo dovrebbe essere quello di tutelare le concessioni balneari già presenti, salvaguardando quel modello unico italiano di fare impresa balneare. Faccio notare poi che nelle estati del 2020 e 2021 siamo stati in crescita, come presenze turistiche, e siamo andati meglio del 2019, trainando anche il turismo delle strutture ricettive degli hotel».


IL METODO Padovano critica soprattutto il «metodo» adottato dal governo. «In democrazia non ci si comporta così – rimarca – occorre maggiore collegialità. A me sembra un decreto “forzato”, quello di Draghi, sul nostro settore, che andrà inserito nel disegno di legge Concorrenza. Io non credo che queste decisioni debbano essere prese dai tecnici, ma dai politici, e non devono essere frutto di alchimie ideologiche. Per questo, ho anche chiesto all’Anci di farsi sentire, in modo da riunire i sindaci costieri di Emilia Romagna, Marche, Abruzzo e Molise per portare delle proposte a Roma». Per Gabriele Marchese, della Cna Turismo Abruzzo, «siamo di fronte ad una mannaia per le imprese balneari abruzzesi. Occorre un intervento legislativo sul demanio marittimo».

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