Pescara, bimbo soffocato nel sonno
l'incarico al perito della Franzoni

La Polizia nella casa del delitto
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Giovedì 24 Luglio 2014, 12:01 - Ultimo aggiornamento: 12:02
PESCARA - Dal primo agosto e per 90 giorni, perito al lavoro per determinare la capacit intendere e di volere, la pericolosit sociale e la capacit a stare nel processo di Massimo Maravalle, l'operatore informatico di 47 anni, da anni sotto cure psichiatriche per un grave disturbo, che ha soffocato nel sonno il figlio adottivo di 5 anni, Maxim, di origini russe, arrivato in Italia quando aveva due anni e mezzo.



Oggi il gip del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, ha conferito l'incarico peritale a Renato Ariatti, l'esperto che tra gli altri casi si è occupato anche di Cogne. Prossima udienza il 25 novembre alle 15,00. Presenti oggi il pm che coordina l'inchiesta, Andrea Papalia, gli avvocati della difesa, Alfredo Forcillo e Giuliano Milia, e il legale Alfonso Vasile, che si occupa della tutela del bambino.



Alla domanda dei giornalisti se Maravalle resta in carcere, Ariatti ha risposto che il problema «non si è posto. Da quello che mi risulta sì - ha detto l'esperto - noi cominceremo andandolo a vedere in carcere. Non ci sono novità in questo senso. Dal primo agosto cominceremo a lavorare ma solo puramente in maniera formale con gli esami degli atti perchè non ci sono ancora le parti presenti con dei loro consulenti. Tutte le parti devono poter interloquire, finchè non ci sono i consulenti non si può fare niente».



Questo caso, dopo Cogne, come si può inquadrare?. «Dobbiamo ancora cominciare. In questa fase assolutamente non si dice nulla», ha risposto Ariatti. La difesa, ha riferito l'avvocato Forcillo, «nominerà un suo consulente ma non abbiamo ancora deciso chi sarà». Maravalle per ora resta in carcere, ha confermato Forcillo. «Abbiamo rimesso alla magistratura l'opportunità di misure diverse. Se si manifesteranno esigenze particolari di tutela della salute si provvederà in questo senso altrimenti aspetteremo». Intanto sono emersi nuovi particolari di quella tragica notte tra il 17 e il 18 luglio scorso quando in una palazzina di Pescara in via Petrarca si è consumato il delitto.



Secondo il racconto della moglie, Patrizia Silvestri, avvocato, il marito dopo aver ucciso il figlio si aggirava con una busta in mano e le avrebbe detto di infilarci la testa dentro. Ma poi nell'interrogatorio di garanzia l'uomo ha detto che nella busta voleva mettere il cuscino, confessando però di avere avuto impulsi omicidi anche sulla moglie. Ora gli inquirenti attendono di analizzare le carte della pratica di adozione.
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