Quel giardino, nella villetta dove viveva sereno i suoi due anni compiuti da poco più di un mese, lo conosceva bene. E anche la piscina, dove con la mamma e il papà si era immerso fin da piccolissimo per prendere confidenza con l'acqua. Insomma, né genitori né i nonni materni che abitano al piano terra della casa a schiera sulle colline di Città Sant'Angelo avevano mai avuto da temere; e invece, l'altra sera sono bastati pochi minuti di distrazione perché la tragedia si compisse. Caduto in un punto dove l'acqua misura appena un metro, il piccolo Lorenzo Grilli è morto annegato. Quando la mamma, Amedea Sichetti, poco dopo le 20, si è accorta dell'assenza era già troppo tardi. L'equipaggio del 118 arrivato in pochi minuti ha tentato a lungo, inutilmente, di rianimare il piccolo corpicino. Di più dirà l'autopsia disposta per oggi dal Pm di Pescara Rosangela Di Stefano, inevitabile l'iscrizione dei genitori nel registro degli indagati, mentre i nonni sono stati ascoltati dai carabinieri in qualità di testimoni.
BIMBO UBBIDIENTE
«Abitualmente lui si muoveva in libertà tra i nostri appartamenti - racconta nonno Carmine Sichetti, che con la moglie Lorella Di Martire si trovava in casa al momento della tragedia. E anche in giardino, che è recintato, usciva senza problemi, poi bastava chiamarlo e subito ubbidiva. Alla piscina non si era mai avvicinato da solo». Una versione simile, nella sostanza, a quella fornita a caldo da mamma Amedea, che si trovava in casa con la bambina più grande, mentre il papà del piccolo, che lavora nelle squadre di manutenzione dell'autostrada A 14, in quel momento era assente. Quando lei, intorno alle 20, si è preoccupata per la prolungata assenza del piccolo, è prima scesa dai genitori, nell'appartamento a piano terra, poi insieme hanno deciso di dare uno sguardo in giardino. Lorenzo, non rispondeva ai richiami, poco dopo la scoperta del corpicino bocconi nell'acqua. Racconti e ricostruzioni che cozzeranno inevitabilmente, con gli obblighi di vigilanza imposti dalla legge: l'inchiesta, riferiscono fonti giudiziarie, si allargherà anche alla conformità dell'impianto alle norme di sicurezza, dalla fase di costruzione fino alla manutenzione ordinaria, aspetti che verranno affidati a una consulenza tecnica.
Nella piccola contrada Madonna della Pace, a pochi tornanti dal bel centro storico di Città Sant'Angelo, periferia nord di Pesca, resta il peso di una tragedia immane che si abbatte su una famiglia e su una donna sfortunata.
VICINI SOTTO CHOC
La tragedia ha scosso l'intera comunità. Nelle villette di via Maddalena nessuno ha voglia di parlare o di dare giudizi su negligenze e imprudenze che toccherà a carabinieri e magistratura mettere a fuoco. Sono i social a veicolare l'ondata di solidarietà per la famiglia Sichetti. Nonno Carmine è un apprezzato carrozziere, molto noto nella zona. «Sono distrutto come sindaco, come padre e come angolano - dice il primo cittadino Matteo Perazzetti -. Con il padre di Lorenzo c'è un'amicizia lunga e duratura. Città Sant'Angelo vive una nuova tragedia, dopo quella della bimba morta in culla meno di un anno fa. Gli angolani sono sconvolti e lo capisco da ciò che leggo sui social e dai messaggi che mi arrivano».
«Piccolo Lorenzo scrive su facebook un amico di famiglia, Donatello Ruggieri -, ti ricorderò sempre, come nelle ultime immagini, insieme alla tua mamma con quel grande sorriso che avevi e poi insieme al tuo papà e a tua sorella». «Non esistono parole sottolinea Stefania Savini - per consolare la dolce Amedea e la sua famiglia».
DATI DRAMMATICI
C'è poi il problema della strage silenziosa dei bimbi, e non solo, che cadono in acqua e annegano spesso senza riuscire a gridare a chiedere aiuto. Secondo dati dell'Istituto superiore di sanità sono oltre 400 le persone che ogni anno muoiono in Italia per annegamento in piscine, mare, fiumi o laghi. La fascia con più decessi è quella fra 15 e 19 anni ma, comunque, in 108 non avevano più di 24 anni e in dieci casi si trattava di bimbi che avevano al massimo compiuto 4 anni. A Pescara la tragedia del piccolo Lorenzo ricorda quella di Davide Mutignani, il bambino sfuggito ai genitori e ritrovato dopo giorni nei fondali del porto canale. Era il 1997.